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Devi sentirti al sicuro

    • ByMichele Pinassi
    • 16/07/2018

    “La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini.”
    Leonardo Sciascia

    Ti svegli una mattina e ti ritrovi l’account di Facebook bloccato. “Per la tua sicurezza” -dicono in un anonimo messaggio- “dobbiamo fare delle verifiche sulle tue ultime attività“.

    Procedi così alla verifica delle attività, non notando alcuna attività sospetta. Ma, a causa sempre di inspiegabili “errori tecnici” ti è impossibile completare la procedura di sblocco dell’account.

    Strane le coincidenze: dopo anni di utilizzo del popolare social network, l’account mi viene bloccato a seguito –possibile ?– di un post un po’ duro (ma non volgare né offensivo) nei confronti di un ministro. Coincidenza ? Forse. O, meglio, lo spero. Perché la libertà di espressione, come il diritto di critica, sono costituzionalmente garantiti. Ma il club privato di Facebook, che ormai conta oltre 2 miliardi di iscritti, lo sa ?

    Per carità, la vita prosegue come prima. Solo che in un contesto in cui l’informazione passa principalmente attraverso Facebook, anche se si tratta comunque di una informazione filtrata e circoscritta, l’esclusione dal social network potrebbe connotarsi come una vera e propria censura.

    “Ma è per la tua sicurezza !” è una scusa vecchia, a cui solo i più distratti e ingenui possono ancora credere. E Facebook la usa perché, come dichiarano nelle loro Condizioni d’Uso:

    le persone creano community su Facebook solo se si sentono al sicuro. Disponiamo di team dedicati in tutto il mondo e sviluppiamo sistemi tecnici avanzati per rilevare usi impropri dei nostri Prodotti, comportamenti dannosi nei confronti di altri e situazioni in cui potremmo essere in grado di supportare o proteggere la nostra community. In caso di segnalazione di contenuti o condotte di questo tipo, adottiamo misure idonee (ad es. offrendo aiuto, rimuovendo i contenuti, bloccando l’accesso a determinate funzioni, disabilitando un account o contattando le forze dell’ordine). Condividiamo dati con altre aziende di Facebook quando individuiamo un uso improprio o un comportamento dannoso nell’uso dei nostri Prodotti.

    Capite il trucco ? Hanno bisogno che le “persone si sentano al sicuro” perché, altrimenti, non usano il loro prodotto. E quindi non permettono a Facebook di guadagnare e di mantenere la posizione di predominio nel settore dei big data e dell’informazione. Pertanto tutti coloro che, in qualche modo, minano il bisogno di sicurezza (mi ricorda il film The Truman Show…) sono considerati nemici e, quindi, estromessi.

    Lo dice bene Maslow, psicologo statunitense, nella sua ormai famosa “piramide dei bisogni“: la sicurezza viene subito dopo le necessità fisiologiche, al secondo posto tra le necessità più importanti dell’uomo. E la sicurezza è un prodotto che la politica, in tutte le sue forme, deve riuscire a gestire. E lo fa attraverso modi e forme che consentano ai politici (ed ai loro finanziatori) di mantenere il potere.

    Il famoso linguista americano Noam Chomsky, nel suo saggio “La fabbrica del consenso” (scritto insieme a Edward S. Herman) dimostra -e qui riporto pari pari il virgolettato di Wikipedia- come i mass media, e Facebook credo sia ormai a pieno titolo un mass media:

    siano “delle potenti ed efficaci istituzioni ideologiche che compiono una funzione di propaganda supportiva del sistema in cui si trovano, causata da una dipendenza dal mercato in cui sono situate, da presupposti interiorizzati, auto-censura e con una coercizione occulta”

    Sia chiaro, con questo non voglio certo asserire che il mio account di Facebook è così importante. Tutt’altro. Ma forse proprio per questo atti velatamente censori come quello appena accadutomi assumono un ruolo preoccupante nella società contemporanea, dove la democraticizzazione dell’informazione, grazie alla diffusione della Rete, sta subendo continui attacchi da parte proprio di strumenti come i social network, dove tale democraticizzazione viene pesantemente limitata ad uso e consumo del denaro e del potere.

    L’aspetto più terrificante di tutto questo è che gran parte dei cittadini non solo accetta di buon grado tali censure ma, anzi, talvolta le asseconda.

    La libertà è un bene che non tutti vogliono permettersi.

     

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