“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.”
San Tommaso
Cambiamento. Mi ero ripromesso di limitare al minimo i post politici sul mio blog, per tutta una serie di motivi. Non riesco però a resistere a fronte di quanto sta accadendo ed al continuo ripetere, fino alla nausea, la parola “cambiamento” in ogni intervista, commento, post, tweet da parte degli esponenti nazionali del MoVimento 5 Stelle.
Non c’è niente di male nel cambiamento, ovviamente. Hobsbawm, nel suo saggio più famoso “Il Secolo Breve“, conclude con l’iconica affermazione “l’alternativa ad una società mutata è il buio”, rimarcando la necessità del cambiamento per la sopravvivenza stessa del genere umano.
La questione, sostanziale, è: fino a che punto si può cambiare senza stravolgere la propria identità. Fino a che livello il cambiamento è adattamento funzionale e dove diventa mutazione genetica ?
Passare dal ruolo di opposizione a forza di governo, anche se in un regime di convivenza forzata (qualcuno lo definisce “contratto”) con un partito che, per quanto mi riguarda, è agli antipodi dei valori su cui è nato e cresciuto il MoVimento 5 Stelle e, soprattutto, è agli antipodi dei valori con cui sono cresciuto io, impone certamente degli adattamenti funzionali. Ma, appunto, gli adattamenti devono essere funzionali alla sopravvivenza del MoVimento nel proseguimento del cammino politico, conservando però i valori fondanti di trasparenza, partecipazione e sussidiarietà che da sempre lo contraddistinguono.
Valori che, per quanto mi riguarda, sono imprescindibili. Ma che, alla luce dei fatti occorsi negli ultimi mesi, stanno vivendo una crisi identitaria importante. Sostituiti, sempre più prepotentemente, da un dirigismo sfrontato e da una strategia comunicativa aggressiva e spudorata, orientata più a polarizzare cittadini e simpatizzanti in tifoserie da stadio, a mascherare situazioni scomode ed a proseguire nel solco della radicalizzazione del pensiero acritico “grillino”.
Non me ne vogliano gli esperti di comunicazione romani ma far ripetere, continuamente e fino alla nausea, il refrain “governo del cambiamento” ad ogni occasione non cambierà la realtà dei fatti. Potrà, nella migliore delle ipotesi, sostenere ancora l’illusione (o la percezione) che qualcosa stia cambiando. Quando, almeno fino ad ora, è cambiato ben poco.
Certo, ne sono consapevole: il governo si è insediato da pochissimo. A malapena è stata fatta la squadra di ministri, segretari e sottosegretari che andranno a realizzare il governo del cambiamento. Ma dovete capire che le aspettative sono molte e che non potete deluderci, non dopo tutto quello che è successo per permettervi di arrivare al governo. Soprattutto a Siena, dove per qualche strana congiuntura astrale, qualcuno (lo Staff ? ma chi è lo Staff ?) ha impedito la presentazione della lista del MoVimento 5 Stelle alle elezioni Amministrative, abbiamo quantomeno il diritto di continuare a sperare nel vero cambiamento verso quei valori di democrazia, trasparenza e partecipazione su cui siamo nati. Che non passerà (anche) dall’Amministrazione Comunale, non questa volta, per vostra (?) precisa volontà. E quindi sarà compito vostro, da Roma e da Firenze, mettere mano alla situazione dell’ATO Rifiuti Toscana Sud, a portare avanti il completamento delle tante infrastrutture incompiute o inadeguate, come la Siena-Grosseto e la Siena-Firenze, a realizzare le direttrici ferroviarie per emancipare finalmente il sud della Toscana dall’isolamento in cui è stata fino ad ora condannata. A far rispettare l’esito del referendum del 2011 sull’acqua pubblica anche qui, a Siena, dove l’Acquedotto del Fiora Spa chiude i bilanci con milioni di utile.
Fateci vedere che il cambiamento non è solo nelle chiacchiere infarcite di retorica degli intervistati, ve ne prego. E che il cambiamento non sia quello che i media, affamati di gossip, stanno portando allo scoperto sulla gestione di certe situazioni, come lo stadio di Roma.