Telecamere negli asili per legge

“Storicamente, la privacy era quasi implicita, perché era difficile trovare e raccogliere informazioni. Ma nel mondo digitale, che si tratti di telecamere o satelliti o semplicemente di un clic sul computer, abbiamo bisogno di avere norme più esplicite – non solo per i governi, ma anche per le imprese private.”
Bill Gates

Approvato al Senato l’emendamento n. 19.0.1 “Sistemi di videosorveglianza a tutela dei minori e degli anziani” a firma dei senatori Saponara, Grassi, Giammanco, Pirovano, Parrini, Pagano, De Petris, Ronzulli, Campari, che prevede di istituire..

un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per l’anno 2019 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024 finalizzato all’erogazione a favore di ciascun comune delle risorse finanziarie occorrenti per l’installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso presso ogni aula di ciascuna scuola nonché per l’acquisto delle apparecchiature finalizzate alla conservazione delle immagini per un periodo temporale adeguato.

emendamento 19.0.1 DL Sblocca-cantieri

Sempre nello stesso emendamento un analogo provvedimento anche per le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, a carattere residenziale, semi-residenziale o diurno.

Provvedimenti che non esito a definire “di pancia”, sulla scia emotiva di quei tristi eventi di maltrattamento ai danni di minori, anziani e disabili da parte di persone crudeli e senza scrupoli.

Tralasciando quindi le motivazioni “emotive”, non esito a vedere questo provvedimento come un rischio importante per la privacy dei soggetti deboli coinvolti, che sono proprio i nostri figli, i disabili e gli anziani. E anche degli operatori incaricati di accudirli, costretti a operare sotto l’occhio vigile delle telecamere, con la consapevolezza che ogni manovra eseguita potrebbe essere usata contro di loro.

Banalmente, come pensate possa sentirsi un anziano ripreso da una telecamera anche durante le operazioni di igiene personale eseguite dagli operatori? E i nostri figli, siamo così sicuri di stare più tranquilli sapendo che qualcuno è lì ad osservarli 24h su 24, magari registrando, anche durante i loro momenti più intimi o di debolezza?

La linea sottile tra il diritto alla privacy e alla dignità con la necessità di maggiore sicurezza non è passata inosservata neppure al Garante che nell’audizione informale presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica del 30 gennaio 2019, ricorda che:

La capacità di espressione e di consapevolezza di un bambino all’ultimo anno della scuola dell’infanzia non è, infatti, paragonabile a quello del bambino al primo anno di nido, così come il grado di vulnerabilità – e quindi il fattore di rischio degli ospiti delle varie strutture socio-sanitarie o socio-assistenziali è estremamente disomogeneo. […] Sarebbe dunque difficile ritenere conforme a tali principi l’obbligo di sottoposizione costante a videosorveglianza di tutto il personale educativo e, per altro verso, di tutti i bambini presenti tanto negli asili nido quanto nelle scuole materne del Paese, a prescindere dall’effettiva sussistenza di rischi specifici (avrebbe poco senso ad esempio per le scuole con aule vetrate). Per le strutture di cura vale la stessa considerazione ai fini della proporzionalità del trattamento, benché la videosorveglianza sia lì subordinata al consenso delle persone riprese, che tuttavia è difficile possa sempre ritenersi realmente libero e, quindi, valido, tanto più rispetto ai dati inerenti la condizione di salute. 

Audizione informale del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali sul disegno di legge n. 897 e connessi

che significa, in sostanza, che il problema della tutela e sicurezza non può essere affrontato senza tenere conto delle peculiarità dei soggetti e delle strutture coinvolte. Il tutto senza dimenticare che anche il lavoratore ha diritto comunque alla libertà di autodeterminarsi, soprattutto quando sono ruoli che dipendono tantissimo dalle situazioni: parliamo di educatori e di operatori sanitari, non di operai in catena di montaggio! L’occhio elettronico potrebbe quindi minare la spontaneità e peggiorare la qualità del lavoro, che in settori così delicati rappresenta un plusvalore.

Senza contare che il bisogno di sicurezza potrebbe dimostrarsi solo inutile sicumera: difficilmente sarebbe possibile ottenere una copertura totale da parte delle telecamere e gli angoli “non coperti”, come ad esempio i servizi igienici o altre zone riservate. Come garantire, quindi, che eventuali abusi non avvengano proprio in queste aree?

Oggi molte attività di indagine vengono realizzate anche avvalendosi di strumenti per il monitoraggio ambientale, come microfoni e telecamere nascoste, ovviamente dietro l’ordinanza di un magistrato. È la garanzia necessaria a uno Stato di diritto per evitare, appunto, che vengano attuate misure di sorveglianza massive e spesso ingiustificate.

Sia chiaro, chi sostiene che “la tutela dei minori e dei deboli viene prima della privacy” ha perfettamente ragione. Solo che dovrebbe chiedersi se davvero bastano poche telecamere, magari collegate a un impianto spento o che nessuno si prende mai la briga di controllare, a tutelare i nostri cari, che siano figli o gli anziani genitori. Certe volte penso che soluzioni di questo tipo siano un surrogato alla mancanza di tempo che non dedichiamo a loro, che magari ci permetterebbe di vedere subito le situazioni di disagio. Nella società della distrazione, la sorveglianza massiva degli occhi elettronici diventa così la panacea di molti mali, senza comprenderne a pieno né le conseguenze che la reale efficacia (l’effetto deterrente, dicono gli studi, dura solo per poco tempo).

Concludo quindi concordando con quanto suggerito anche dal Garante della Privacy nella già citata relazione, ovvero nella necessità di investire in formazione del personale, nel migliorarne gli ambienti e le condizioni di lavoro, nel predisporre protocolli operativi più efficaci per la prevenzione delle situazioni di violenza, che non è solo fisica ma può anche essere psicologica.

Prima di lasciarsi trascinare da facili entusiasmi, sempre bene riflettere attentamente e considerare tutte le sfaccettature che un intervento comporta: come dice un vecchio adagio, “non è tutto oro quello che luccica“.

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