I bottini e Siena CEC 2019

Questa mattina ho approfittato dell’apertura straordinaria, su gentile concessione dell’ASP di Siena, delle Fonti di Porta Tufi e relativo bottino.

Per chi non è di Siena, è bene specificare che i “bottini” sono dei cunicoli scavati sottoterra (una rete di oltre 100km!) nel medioevo per portare l’acqua alle abitazioni della città: un acquedotto medievale sotterraneo, progettato ingegnosamente per garantire una fornitura pressoché costante a Siena, città lontana da fiumi (tanto che nacque la leggenda della “Diana”, mito di fiume sotterraneo che avrebbe risolto i problemi di approvvigionamento idrico), sfruttando la captazione delle acque piovane.

I “bottini” sono un tesoro preziosissimo di Siena, tanto che le visite al pubblico sono permesse solo a numero chiuso e solo in certi tratti (famoso quello da Fontegiusta a Fonte Gaia, in Piazza del Campo, lungo il Bottino Maestro), pertanto ogni volta che se ne vede l’occasione, non perdo tempo ad approfittarne.

Mentre eravamo dentro il bottino, al buio e decine di metri sottoterra, ammirando la straordinaria bellezza ed ingegnosità dei nostri avi, riflettevo su come Siena sia una città intimamente preziosa in ogni suo aspetto, dalle contrade alle sue fonti, ai bottini, allo strano legame sacro-profano dei suoi riti. E’ una città che, oltre alle ormai note Piazza del Campo, Piazza Duomo e Santa Maria della Scala (lo spedale più antico d’Europa), racchiude al suo interno una miriade di piccole ma preziosissime gemme, da scoprire lentamente per i pochi privilegiati che ne hanno l’opportunità. E da qui, ovviamente, è nata la mia riflessione su “Siena Capitale della Cultura 2019”.

Avendo, nell’occasione della visita, scambiato qualche parola con gli altri visitatori senesi, mi sono reso conto di come non si ha affatto la percezione di cosa significhi essere CEC:

Una città non viene designata Capitale per il suo patrimonio storico artistico e per le manifestazioni esistenti, ma per il programma di eventi culturali che intende realizzare nell’anno di assegnazione del titolo. In quel periodo la città è invitata a valorizzare le proprie peculiarità e a dare dimostrazione della propria creatività.

Il titolo viene assegnato dalla Commissione Europea sulla base della valutazione dei progetti e ha validità annuale. A decorrere dal 2011, sulla base della decisione 1419/1999/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, ogni anno vengono selezionate due città appartenenti a due Paesi europei: il turno dell’Italia sarà l’anno 2019 insieme alla Bulgaria.

ed, in particolare:

La città designata Capitale Europea della Cultura è tenuta ad organizzare un programma di manifestazioni culturali che valorizzi la cultura propria e il patrimonio culturale della città nonché il suo posto nel patrimonio culturale comune e associ operatori culturali di altri paesi europei, allo scopo di instaurare cooperazioni durature.

il tutto, è bene specificarlo, “facilitato” dal’arrivo di svariati milioni di euro (qualcuno ha stimato in “40”).

Pertanto, come si partecipa e come si vince questa competizione ?

Per candidarsi a “Capitale europea della cultura” è necessario presentare uno specifico programma. Le città candidate al titolo hanno la possibilità di coinvolgere il proprio territorio. Una città non viene designata per il patrimonio storico-artistico che possiede e le attività culturali ordinariamente promosse, ma per il progetto che si propone di realizzare prima, durante e dopo l’anno di assegnazione del titolo, dimostrando capacità creativa e di innovazione.

I più curiosi possono andare a vedere, direttamente dal sito web 2019si.eu, questo programma (http://www.2019si.eu/index.php/it/2019si/dossier-candidatura) e le 10 proposte presentate (http://www.2019si.eu/index.php/it/2019si/dieci-progetti).

Sono rimasto indeciso fino all’ultimo se commentare o meno le proposte: per il momento non lo farò, anche perché il mio ruolo di consigliere comunale mi pone degli obblighi morali nei confronti della città.

Tuttavia non posso esimermi, e non lo farò, nell’evidenziare come in queste 10 proposte (tra cui troviamo il 500° della morte di Leonardo Da Vinci …ma, in genere, non si festeggiano le nascite ?) non ho trovato traccia (it’s my fault ?) delle peculiarità uniche di Siena, tra cui quella di essere una città unica nel suo genere, che racchiude in pochi km quadrati bellezze architettoniche, artistiche ed ingegneristiche uniche al mondo. Tra cui, e questo è il gancio, i “bottini”, la cui gestione sembra affidata ad una Associazione Culturale, La Diana, che avvalendosi dell’opera dei volontari si preoccupa di scoprire, mantenere e promuovere questo enorme tesoro nel sottosuolo della città.

E così, mentre “esploriamo” questi cunicoli scavati a mano, nel sottosuolo argilloso della città, dove lo stillicidio dell’acqua ha generato stalattiti sottili come capelli, che riflettono la luce delle nostre lampade creando scenari alieni, il mio pensiero va alla mia Siena ed alle bellezze che ancora, grazie alla grandezza dei nostri avi, ci sono state tramandate.

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