AfFondazione MPS

La dichiarazione di Clarich, avvocato e presidente della Fondazione MPS, sulla possibilità che Siena perda la sede della Banca MPS (“C’è da chiedersi e se lo è chiesto dibattendo la Deputazione generale se sia sempre un obiettivo realistico questo della sede a Siena, o se andava magari attenuato.”) hanno definitivamente tolto il coperchio ad un vaso di Pandora che faticosamente una buona parte dell’establishment senese e nazionale sta tentando di mantere chiuso.

A questa dichiarazione, che peralto non rivela assolutamente niente di nuovo o niente che non sia ben noto ai senesi, si è scatenata una tempesta politico-mediatica contro la Fondazione MPS senza precedenti: era dai tempi dello sfogo di Gabriello Mancini “La fondazione non è un bancomat !” che non si aveva tanta attenzione su questo Ente, che i senesi erano stati educati a considerare patrimonio della città ma che poi hanno scoperto essere “indipendente e di diritto privato” non appena è stato impossibile mantenere la tradizionale pioggia di soldi che veniva distribuita su tutta la provincia.

Alla richiesta di spiegazioni, anche i 4 deputati di nomina sindacale (del Sindaco di Siena) si sono rifiutati di accettare sia l’invito della Commissione consiliare di Garanzia e Controllo che del Sindaco Valentini, perchè “i membri di un organo collegiale e nel caso specifico anche i membri designati dal Comune di Siena, nella loro funzione, devono ispirarsi e rispettare le norme dello Statuto della Fondazione MPS (vedasi Titolo III art. 7 comma 4) e le norme di legge che regolano – in linea generale – le fondazioni di origine bancaria, oltre a banali regole di discrezione e prudenza.” (I membri della Deputazione della Fondazione Mps precisano…, Il Cittadino OnLine, 03.02.2016)

Non è la prima volta che la Fondazione si arrocca dietro la sua indipendenza, peraltro sancita dalle norme delle Fondazioni di origine bancaria e dal suo stesso statuto: dopo 25 anni di “favola” che vedeva questo Ente come una cassaforte cittadina, un vero e proprio “bancomat” di cui però solamente una certa parte della città “aveva il PIN”, e pertanto intoccabile, il sancta sanctorum della senesità di Banca MPS, dilapidato l’enorme patrimonio di cui beneficiava attraverso fiumi e mille rivoli e rivoletti, dispersa la quota magica del 51% delle azione MPS che permettevano comunque di detenere un certo controllo sul terzo gruppo bancario italiano, il Re si scopre nudo e mostra i denti.

Finita l’epoca d’oro della città, anche la Fondazione si adegua al nuovo asset cittadino: troppo importanti i segreti gelosamente custoditi tra le mura di Palazzo Sansedoni per finire sotto gli occhi sbagliati, meglio chiudere. Chiudersi tra le robuste mura e l’esiguo patrimonio di circa -si dice- 520 milioni di euro (nel 1995 era di oltre 6 miliardi), in attesa di tempi migliori o di un tranquillo esilio dorato come altri “distruttori” stanno vivendo.

A pochi giorni dalla discussione pubblica sulla mozione di sfiducia al Sindaco Valentini, la polemica su una semplice ovvietà (la Fondazione MPS detiene ormai giusto l’1,5% delle azioni MPS…) rischia di distrarre l’attenzione pubblica dall’azione che ha sparigliato la maggioranza di governo senese, costringendola a fare quadrato attorno al loro primo cittadino, a dispetto di tanti proclami mediatici forse creati ad arte per confondere l’elettorato.

 

Certo è che per le vie di Siena non si percepisce rabbia ma, se mai, uno sconforto diffuso, la rassegnazione di una città che affonda inarrestabile in un mare di scandali politici ed economici.

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