BikiniOff, il generatore di nudi deepfake su Telegram

TL;DR 27 ragazzine romane sono state “spogliate” da due coetanei che hanno usato un servizio che genera deep fake via Telegram. Si chiama BikiniOff e rischia di scatenare un vero terremoto sociale, soprattutto tra giovani e giovanissimi.

Immaginate di avere un figlio/figlia in età adolescenziale. Come ogni ragazzo/a, l’uso dei social per postare selfie è all’ordine del giorno. Selfie innocenti, che ritraggono i ragazzi nella vita di tutti i giorni. Ad un certo punto comincia a circolare negli smartphone degli amici una foto di lui nudo/nuda. Una foto che sembra davvero autentica, tanto è ben fatta, e, complice la morbosa curiosità delle persone, rimbalza velocemente su centinaia di cellulari.

Non proseguirò nella storia che mi sono inventato, anche se una molto simile è realmente accaduta a Roma, perché probabilmente sapete tutti immaginare come potrebbe andare a finire.

La piattaforma che ha permesso di “spogliare” una innocente foto è BikiniOff, un servizio della Crystal Future di Tallin che “can easily remove clothing from any picture, leaving behind only the bare essentials.“.

Vi si accede liberamente via Telegram e si riceve gratuitamente 1 credito, valido per “spogliare” una foto. I risultati sono spaventosamente impressionanti.

Non è il primo servizio del genere che nasce in Rete: già nel 2020 il bot Deep Nude offriva una funzionalità simile, ma con qualità peggiore, tanto da percepire la contraffazione. In questo caso, invece, la qualità e verosimiglianza delle immagini prodotte è impressionante, tanto da essere facilmente confondibile con scatti autentici.

Dopo che il caso degli adolescenti laziali è finito sulle cronache in seguito alla segnalazione di 27 studentesse “spogliate” da Bikinioff, anche le autorità si stanno muovendo per cercare di arginare un fenomeno che rischia di esplodere, soprattutto tra i giovani e giovanissimi.

Penso ai social e alle migliaia di foto che praticamente ogni ragazzo in età adolescenziale ha pubblicato, tutte potenzialmente usabili per atti di cyberbullismo che vanno dal danneggiamento della reputazione al ricatto.

Bloccare il servizio temo non sia una soluzione, poiché basta una veloce ricerca in Rete per trovare altre piattaforme analoghe. Penso che l’unica strada sia la formazione e la consapevolezza, soprattutto delle conseguenze di “spogliare”, anche se “per finta”, altre persone, con pesanti conseguenze per la loro vita e reputazione.

Anche se nel caso romano il GIP sembra abbia archiviato il caso, sollevando un forte clamore mediatico, penso che dovrebbe far riflettere l’uso leggero che questi due adolescenti facessero del proprio smartphone, probabilmente all’insaputa dei genitori.

A mio modestissimo parere, le istituzioni, la Scuola e le famiglie dovrebbero prima di tutto lavorare per una “cultura del rispetto”, anche in ambito cyber, che purtroppo si scontra in modo pesante con questa competitività sfrenata a cui ci hanno abituato da almeno 3 generazioni, dove le vite delle persone vengono distrutte per un niente nell’indifferenza generale e la cui unica mission di vita è il successo. A qualunque costo.

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