Raccomandata, alla straordinaria velocità di 8km al giorno!

TL;DR Una raccomandata speditami a inizio dicembre da Milano mi viene recapitata a metà gennaio, dopo una lunga e inspiegabile permanenza al Centro Operativo Postale di Siena. Un ritardo inaccettabile, a cui si aggiunge l’assenza di risposte dal customer care, più volte sollecitato sulla questione.

“Le Poste non falliranno mai, i governi passano, le Poste restano.”
Giulio Tremonti

Ho sempre immaginato la “raccomandata” come uno dei prodotti tipicamente italiani. Qualcosa che ricorda molto il colloquiale “Oh, mi raccomando!“, quando c’è l’esigenza che un qualcosa venga espletato nel modo migliore possibile.

Del resto, nel Paese in cui anche il concetto di divieto è sfumato e declinato a seconda della situazione (basta pensare al “severamente vietato”!), anche la semplice certezza che una busta inviata attraverso il servizio postale arrivi a destinazione sana e salva è incerto, tanto da necessitare di una “raccomandazione” per la corrispondenza più importante.

Chiaramente la raccomandata, a differenza della posta normale, ha un vantaggio in più: attraverso il codice univoco di tracciatura è possibile sapere, in tempo più o meno “reale”, dove si trova il nostro plico (servizio “Cerca spedizioni” di Poste Italiane).

Ed è così che una raccomandata, spedita da Milano il 6 dicembre 2021, arriva al Centro Operativo Postale di Siena dopo 4 giorni (quando un banalissimo bus percorre la tratta Milano-Siena in poco più di 4 ore…) e lì rimane, dal 10.12.2021 al 14.01.2022: 35 giorni in cui la “raccomandata” resta in un qualche “limbo” del COP senese.

Insomma, dal momento della spedizione al momento della disponibilità per la consegna della stessa nelle mani del mittente, son trascorsi ben 43 giorni. Banalissimo conto, per coprire i 380km che separano Milano da Siena, a spanne, questa lettera “raccomandata” ha viaggiato alla straordinaria velocità di poco meno di 9km al giorno!

Attendendo con ansia questa raccomandata, ho tentato di contattare Poste Italiane. Il primo tentativo è stato fatto via Twitter, dove uno zelante e ripetitivo “bot” (spero sia un bot!) invita a contattarli in privato.

Sarò stato sfortunato io, ma la richiesta effettuata in privato non ha sortito alcuna risposta.

A questo punto, dopo giorni senza risposta, tento la carta del reclamo, via PEC, seguendo le istruzioni e compilando il modulo dalla relativa pagina “Reclami” di Poste Italiane.

A oggi, 19/01/2022, ancora nessuna risposta.

Se non altro, per concludere, la buona notizia è che sono finalmente riuscito a ritirare la raccomandata che stavo aspettando. 44 giorni dopo che era stata spedita e dopo una lunga permanenza, per motivi ignoti, nel Centro Operativo di Siena. Forse era una “quarantena” per evitare che, inavvertitamente, potesse veicolare l’infezione da CoVID19?

Al di là delle battute, gli aspetti drammatici su cui riflettere sono, secondo me, due: il primo è che siamo talmente abituati a una inefficienza delle Poste (ma in genere, di gran parte del sistema pubblico ed ex-pubblico italiano) da sopportarla e considerarla inevitabile, un po come la morte e le tasse. L’altro è il muro di gomma che si para davanti all’utente/cliente nel far valere le sue ragioni, anche quando vengono usati gli strumenti preposti a offrire, al cliente stesso, la possibilità di reclamare.

Forse perché, quando parliamo d’inefficienze, probabilmente sono spalmate equamente tra chi espleta (male) il servizio e chi deve gestire i clienti arrabbiati per la pessima qualità del servizio espletato. Alla fine, ci siamo noi, cittadini, che paghiamo per un servizio che non sempre funziona come dovrebbe.

Concludo con una nota positiva, un barlume di speranza anche nell’efficienza della PA, segnalando un post di Vincenzo Di Nicola, Responsabile per l’Innovazione Tecnologica e la Trasformazione Digitale di INPS (altro “carrozzone” pubblico), che dopo un anno dalla sua nomina in questo Ente spesso al centro di polemiche (ricordate la debacle accaduta nel 2020 in merito al “click day”?), è riuscito a conseguire importanti risultati, con ricadute degne di nota anche sulla qualità del servizio offerto ai cittadini. La dimostrazione che, con le persone dotate delle competenze necessarie messe al posto giusto, anche strutture pachidermiche come quelle della Pubblica Amministrazione possono migliorare e innovare, con vantaggi a tutto il “Sistema Italia”.

Senza bisogno di “raccomandate” e “raccomandazioni“.

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