Il 2025 sta finendo. Cosa ci aspetterà nel 2026?

Il 2025 sta per finire, il 2026 sta per iniziare. Qualche considerazione sparsa sul mondo ICT.

Sta per finire il 2025, anno di grandi rivoluzioni anche in ambito ICT. A mio modestissimo parere, è stato l’anno in cui, complice l’elezione di Trump a Presidente degli USA, Paese nel quale risiedono i GAFAM (Google, Amazon, Facebook – Meta, Apple, Microsoft), si sta prendendo consapevolezza di quanto la sovranità nazionale dei nostri dati sia in pericolo. Di quanto, in sostanza, possa bastare davvero poco per escludere un Paese sovrano da molti servizi digitali (come accaduto ad Israele per alcuni servizi di Microsoft).

Penso che le recenti politiche decisamente conservative degli USA debbano far riflettere a fondo molti suoi “alleati” storici, in particolare in Europa, su come e dove vengono gestiti e conservati i dati ormai essenziali per il funzionamento del Paese, iniziando dalle piattaforme governative e istituzionali.

Parliamo di “sovranità digitale” e di come sia messa in serio pericolo da decisioni politiche difficilmente discutibili, tuttavia comprensibili nell’ottica di ristabilire equilibri politico-economici. Insomma, credo sia innegabile che gli USA stiano facendo pesare il loro ruolo nel campo ICT, ruolo dominante per una discreta fetta di pianeta. Non è un caso se gli altri grandi attori, penso a Cina e Russia, hanno nel tempo elaborato strategie decisamente più protezionistiche in questi ambiti, proteggendosi e proteggendo la loro sovranità digitale ed economica.

Complice una sempre maggiore diffusione dei sistemi AI, ormai onnipresenti nel nostro quotidiano e chiaramente anch’essi per la maggiore di proprietà di GAFAM (a cui aggiungiamo una ulteriore lettera, la O di “OpenAI“) per la capacità di saper veicolare tali servizi attraverso piattaforme e dispositivi già diffusi, invertire la rotta sarà difficile se non impossibile.

Del resto, sono strategie ben note in ambito ICT: si chiama lock-in, ovvero prima conquisto il mercato favorendo la diffusione del mio prodotto, anche sottocosto, eliminando eventuale concorrenza. L’ormai noto “tanto è gratis”, per capirsi. Dopodiché, una volta conquistato il mercato e raggiunta una condizione di monopolio de-facto, si iniziano a stringere i cordoni della borsa. Borsa nella quale, nel frattempo, sono stati riversati quantità enormi di dati e informazioni anche riservate, oltre che abitudini, procedure, consuetudini difficilissime da modificare.

L’anno che sta per iniziare rappresenterà probabilmente un punto di svolta, o forse no, per definire il futuro non solo dell’Italia ma dell’Europa intera, vaso di coccio tra vasi di acciaio, nella sua capacità di incidere in ambito ICT. Oppure, come purtroppo è stata la tendenza degli ultimi anni, puntare quasi esclusivamente sull’imporre vincoli normativi che però si fermano sui confini nazionali dimostrando non solo una relativa efficacia ma, talvolta, anche danneggiando le economie e la capacità competitiva europea, dando ancora maggior potere alle aziende oltreoceano.

A voler pensare male… –diceva qualcunospesso ci si azzecca! L’impressione che la forte spinta regolatoria EU, unita a una incapacità di fare massa critica in ambito ICT a livello Europeo, abbia in qualche modo soffocato la speranza di una strategia per la sovranità digitale. Sovranità che, lo sappiamo bene, è ormai essenziale al pari di quella energetica.

Auguriamoci quindi un buon 2026, nella speranza che i decisori politici comprendano l’importanza di muovere verso una sovranità digitale europea (si, lo so, non sarà facile, soprattutto culturalmente): l’alternativa, come è ormai evidente, è dover subire passivamente decisioni prese altrove.

P.S. il Blog non è morto: lunga vita al Blog!

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