Atomizzati

“La solitudine è bella, ma abbiamo bisogno di qualcuno a cui dire che la solitudine è bella.”
Honoré de Balzac

Vi siete guardati attorno, ultimamente ? Avete alzato gli occhi dallo smartphone per guardare chi stava seduto accanto a voi ? Avete scambiato 2 parole, anche solo di cortesia, con quello che vi stava davanti in fila alla Posta o al supermercato ? Probabilmente no.

Siamo talmente immersi in una società autoreferenziale, amplificata da strumenti di surrogazione della realtà, come i social network, da ignorare ciò che accade attorno a noi. Una solitudine sempre più marcata, che trova sfogo nelle richieste di amicizia su Facebook e i follower su Twitter.

La nuova società 2.0 si è traslata dal mondo fisico al mondo virtuale. Ormai ci si offende più per un ban su FB che per un mancato saluto per la strada. I rapporti sociali, mediati dallo strumento telematico, si sono fatti forse più frequenti (siamo continuamente in contatto con centinaia di persone) ma sicuramente aridi e algidi. Sono rapporti perlopiù fittizi, che tentano di riempire il vuoto conseguente ad una società consumista ed individualista fino allo stremo, dove la competizione viene insegnata sin dai primi anni di vita. Una società in guerra, guerra tra poveri, dove alla lotta interclassista si è sostituita la lotta intraclassista. Lotta tra atomi, soli, che dialogano sul web ma si ignorano quando si incontrano per strada. Capaci di scatenare #hashtag mondiali o video virali da un milione di visualizzazioni ma senza riuscire, nel mondo reale, ad avere un qualsiasi tipo di impatto sulle politiche nazionali.

Una società meravigliosamente sola, che sfoga la sua rabbia, la sua frustrazione, il suo bisogno di socialità… online, attraverso lo schermo luminoso del PC o dello smartphone, zampettando sulla tastiera virtuale del telefonino per comunicare in tempo reale con decine di persone lontane, ignorando chi abbiamo accanto.

Caduti in Rete, ecco la società 3.0: atomizzata.

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