Regione Toscana, Pianeta Galileo e Cybersecurity

TL;DR Ho partecipato all’iniziativa di Regione Toscana “Pianeta Galileo” proponendo alle scuole superiori seminari sulle minacce informatiche. E’ stata una bella occasione per entrare in contatto con gli adulti di domani, “nativi digitali” che si trovano, senza molte difese, a dover entrare in una società sempre più complessa, complicata e interconnessa.

Stamani, con il secondo seminario presso un ITIS della Valdera, ho concluso la mia esperienza con il progetto della Regione Toscana Pianeta Galileo. Avevo dato la mia disponibilità, in qualità di tecnico informatico dell’Università di Siena, a tenere corsi dedicati alla sicurezza informatica “Le minacce informatiche“, per introdurre gli studenti delle scuole superiori ad un tema sempre più importante per il loro presente e il loro futuro.

Delle 166 lezioni proposte dai docenti e tecnici dei tre atenei toscani coinvolti (Siena, Pisa e Firenze), la mia risulta essere l’unica dedicata ad un tema così critico come la sicurezza informatica ed è stato per me un vero piacere poter essere invitato da due istituti tecnici della Toscana per incontrare gli studenti e raccontare loro cosa sono e come funzionano gli attacchi informatici e qualche strategia per difendersi.

Al di là del tema trattato, che per quanto mi riguarda non è solo mero lavoro ma una vera passione che coltivo da molti anni, è stata una esperienza umanamente molto formativa: incontrare studenti che stanno per entrare a pieno titolo nel mondo degli adulti ma che appartengono ad un altra generazione che ha conosciuto sin dai primi mesi di vita il mondo digitale mi ha fatto scontrare con modi, abitudini e slang del tutto nuovi. E’ stato veramente sfidante riuscire a trovare temi e tecniche per coinvolgerli, cercare di non apparire il solito “adulto” che dalla cattedra snocciola nozioni, dati e grafici ad una platea distratta e annoiata. Spero, soprattutto, di aver fatto divertire i ragazzi almeno quanto mi sono divertito io nel cercare di trasmettergli anche la passione che vivo per questo argomento e, magari, di avergli dato un po’ più di consapevolezza sui rischi che corrono quotidianamente.

Ho percepito in questi ragazzi “nativi digitali” una consapevolezza sbiadita e incompleta dei rischi e delle minacce cyber. Forse perché parliamo di un tema complesso, piuttosto nuovo (anche se, in realtà, proprio così nuovo non è…) e di cui la società stessa sta facendo una gran fatica a metabolizzare correttamente. A cui si aggiunge una scarsità piuttosto evidente di specialisti che vi operano, soprattutto nella pubblica amministrazione.

Bravissimi a usare Tik Tok e Instagram (Facebook ormai è social da boomer e pre-millenials), non sanno cos’è l’autenticazione a due fattori e come controllare se le loro credenziali sono state rubate da un infostealer. Hanno sentito parlare dei ransomware ma non hanno ben chiaro quali sono le potenziali conseguenze di un attacco di questo tipo, anche se non sono loro gli obiettivi dei cybercriminali. Non sempre hanno la consapevolezza che ciò che pubblicano in rete, sui social, porta con sé una serie di informazioni che rimangono lì per sempre.

Stamani qualcuno di loro ha scoperto, grazie a haveibeenpwned.com, che alcune sue credenziali erano state rubate e presenti in un qualche data leak. Erano sorpresi e un po’ spaventati. Magari però ne parleranno agli altri compagni fuori dalla scuola, spargendo la voce. Ne parleranno anche a casa, invitando mamma e papà a controllare. E chissà, magari si innescherà un circolo virtuoso che porterà alla conoscenza non tanto di un utile portale che offre un servizio alla comunità quanto di un tema ancora poco conosciuto come i data breach.

Per me questo è dare qualcosa alla società, a quella parte di società che sta per entrare nell’età adulta in un contesto sempre più complesso, complicato e interconnesso. Dove qualsiasi evento anche banale è prontamente amplificato dai social, con tutte le conseguenze del caso. Per le quali la consapevolezza è un elemento cruciale e critico, di cui non è più possibile fare a meno.

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