Complice tutta una serie di fattori sia familiari che esogeni, abbiamo deciso per 15 giorni di ferie estive a fine giugno in camper, nella Francia continentale, con prima tappa Parigi.
Giorno 1 – da Siena a Susa

Partiamo nel primo pomeriggio di un caldo giorno di metà giugno. Il viaggio inizia con temperature bollenti, oltre la media stagionale (che poi, negli ultimi anni, le medie stagionali sono costantemente superate), lungo le autostrade toscane e liguri, diretti verso Torino. Da qui, direzione Val di Susa, dove ci fermiamo per la notte proprio a… Susa, con in programma di varcare il confine dal Colle del Monginevro il giorno dopo.
A Susa ci fermiamo in una area di sosta pubblica proprio accanto alla stazione FFSS (maps.app.goo.gl/V4nn6P6tRWLnX2E19): un grande spiazzo asfaltato a due passi dal centro del borgo, che però non si è rivelata scelta saggia: tra treni che sbuffano, freni che stridono e gli schiamazzi notturni dei ragazzi annoiati è stato difficile riuscire a riposare bene.
Giorno 2 – da Susa a Fontainebleau passando dal Monginevro e da Briançon

















Ripartiamo di buonora da Susa, dopo un giro al mercato settimanale in piazza. Saliamo velocemente lungo la SS24 fino a Claviere, dove con un ultimo sforzo in salita si raggiungono i 1860mslm del Colle del Monginevro, valico di frontiera tra Italia e Francia. Panorami stupendi tutt’intorno, complice anche una meravigliosa giornata di sole. Inizia la discesa lungo la statale, con numerosi tornanti, da prendersi con la doverosa tranquillità ammirando il panorama e i prati alpini variopinti di fiori.
Arriviamo a Briançon, borgo fortificato patrimonio UNESCO di origine medievale, che merita una veloce visita. Parcheggiamo nell’area di sosta a pagamento proprio adiacente alle mura fortificate, da dove iniziamo un giro nel pittoresco e suggestivo borgo. La visita è tuttavia piuttosto veloce, circa un oretta e mezzo, per ripartire in direzione Grenoble lungo la statale che passa dal Col du Lautaret. Anche questa strada offre panorami meravigliosi che meritano assolutamente il viaggio.
Raggiungiamo Grenoble, dove ormai il panorama alpino si è sostituito via via con quello della campagna francese e il traffico delle grandi città. Proseguiamo così verso Lione, prendendo l’autostrada A48: preparatevi a un costoso pedaggio (le autostrade francesi sono tristemente famose per gli altri costi di pedaggio) di circa 26€ per poco più di 100km, scelta per noi obbligata dai tempi stretti che ci siamo dati per raggiungere Parigi ma che, se avessimo avuto più tempo, avremmo evitato volentieri.
Arriviamo a Lione, lungo la noiosissima e costosa autostrada che attraversa la campagna rurale francese, dove proseguiamo per la A6, altra autostrada a costoso pedaggio, verso Parigi.
L’autostrada scorre veloce ma il viaggio è piuttosto noioso, così decidiamo per un veloce break in una città lungo il percorso. Ci fermiamo a visitare Beaune, sostando nell’immediata periferia, capitale dei pregiati vini di Borgogna (se amate il vino, temo sia una tappa obbligata!), dove oltre alle numerose cantine e negozi di degustazione c’è anche l’antico ospedale Hôtel-Dieu, una bellissima struttura medievale che campeggia imponente nel gradevole e pittoresco centro storico cittadino.
Dopo una passeggiata corroborante, ripartiamo alla volta di Parigi. Prima di avventurarci nella metropoli, però, scegliamo di fermarci lungo la strada a circa un’oretta, per programmare bene la scelta del campeggio per i prossimi giorni. Ci fermiamo a Fontainebleau, dove rimaniamo a dormire in una area di sosta ombreggiata adiacente al campo sportivo (scopriamo poi l’indomani che c’è una zona migliore per sostare anche per la notte, proprio accanto alla scuola ippica militare dietro la château de Fontainebleau (Av. de Maintenon).
Giorno 3 – da Fontainebleau a Versailles




























Oggi arriviamo a Parigi ma prima decidiamo per una veloce visita alla stupenda château de Fontainebleau, con meravigliosi giardini che ci lasciano letteralmente a bocca aperta. Ripartiamo in direzione Versailles, dove in loc. Porchefontaine abbiamo prenotato una piazzola al Camping Huttopia per 3 giorni. La scelta è stata dettata sia dalla disponibilità (a quanto pare siamo in un periodo molto gettonato) che dalla semplicità per raggiungere il centro di Parigi. Da questo campeggio la fermata della RER linea C dista solo 500mt, circa 10 minuti a piedi, e in circa 20 minuti si arriva al Campo di Marte e la Torre Eiffel, al prezzo di 2,50€ a persona a viaggio. Scelta che si rivelerà vincente e che consiglio senza indugio.
Cos’è la RER?
La RER è una specie di metropolitana di superficie che collega le zone periferiche con il centro città, servizio veloce ed efficiente.I treni sono molto frequenti e i tempi di percorrenza adeguati. Per la mappa delle zone servite dalla RER: RER map. Il biglietto da 2,50€ si integra con quello della Metro. Informazioni sui biglietti e come acquistarli: www.ratp.fr/titres-et-tarifs/ticket-metro-train-rer
Dopo il check-in al campeggio e la sistemazione in piazzola (3 persone + piazzola camper con elettricità per 3 notti a circa 180€, tassa di soggiorno inclusa), ci prepariamo per la visita alla Ville Lumìere. Prima tappa, la Torre Eiffel: fermata Champ de Mars della RER linea C, treno con nome “JUJU”, raggiunta in circa 20 minuti di comodo treno.
L’imponente Torre Eiffel fa sempre un certo effetto, anche se non era la prima volta che la vedevamo: una imponente struttura di acciaio che svetta, con i suoi 350 metri d’altezza, sui cieli sopra Parigi. Da qualche anno, per motivi di sicurezza, tutta la base della torre è chiusa da un recinto a cui si accede dopo controlli di sicurezza (ci faremo l’abitudine…) e chiaramente per salire sulla torre serve il biglietto. Fortuna ha voluto che arrivassimo in un momento poco affollato e siamo riusciti, con pochissima fila, a salire fin sulla sommità (27,50€ gli adulti, 6,90€ i bambini). Tuttavia, non fate come noi e non sfidate la sorte: prenotate la vostra visita acquistando i biglietti online sul sito ufficiale: www.toureiffel.paris/it
Dopo la visita alla torre e lo splendido panorama su Parigi, ci gustiamo una bella passeggiata in centro, raggiungendo il parco di Les Invalides (dove c’è l’omonimo museo, che non visitiamo) e andare a vedere un’altra grande struttura di fine ‘800: il Grand Paias, centro espositivo artistico che ospita esposizioni temporanee, di cui però a mio modesto parere merita gustarsi la straordinaria struttura in acciaio e vetro dell’enorme cupola.
Ritorno sempre attraverso la RER linea C direzione Versailles (il treno si chiama “VACK“).
Giorno 4 e 5 – Parigi






















Gli altri due giorni trascorrono più o meno in modo simile. Abbiamo visitato la meravigliosa cattedrale Notre Dame de Paris, ingresso gratuito con circa una mezz’ora di fila per entrare, proseguendo poi verso la Basilica del Sacro Cuore di Montmartre, anche qui ingresso gratuito, gustandoci una piacevole passeggiata attraverso i quartieri di Pigalle e Montmartre. Accanto alla basilica la “famosa” casa storta (in Rue Lamarck 2), che in realtà storta non è: solo una simpatica illusione ottica.
Qui abbiamo preso il trenino turistico che fa il giro di Montmartre e Pigalle, soluzione simpatica e poco faticosa per visitare questi due pittoreschi angoli di Parigi (12€ gli adulti, 5€ i bambini).












Il giorno successivo abbiamo visitato la città della scienza, nell’immediata periferia, un enorme complesso dedicato alla scienza e alla tecnica dove esplorare sia esposizioni temporanee che permanenti dedicate ai robot, viaggi spaziali, matematica, suono, arti visive e via dicendo. Pezzo forte della visita è il sottomarino Argonaute, visitabile anche all’interno, con tanto di spiegazioni interattive su come funzionano queste formidabili armi da guerra.
Immancabile la passeggiata sugli Champs-Élysées, fino al maestoso Arco di Trionfo.
In realtà ci sarebbe piaciuto visitare molti altri musei, compreso il Louvre, ma purtroppo siamo capitati in un momento di grande affluenza turistica e queste attrazioni sono ormai tutte con ingresso su prenotazione, da farsi qualche giorno prima (i posti si esauriscono velocemente). Difficile quindi riuscire a improvvisare, come abbiamo fatto noi, e poterli visitare.
Giorno 6 – Verso la Normandia: arrivo a Honfleur










Ultimo giorno a Parigi. Trascorriamo le prime ore di una calda mattina di giugno a bagno nella bella piscina del campeggio, prima del check-out. Ci sarebbe piaciuto visitare la vicina Reggia di Versailles, a soli 4km dal camping e comoda da raggiungere via treno, ma purtroppo è solo su prenotazione e tutti gli slot erano occupati da giorni. Peccato!
Proseguiamo così il viaggio puntando verso nord, diretti in Normandia. La nostra destinazione per la serata è Honfleur, una ridente cittadina sul mare a circa 200 km di strade rigorosamente non a pedaggio, per godersi la campagna francese.
Arriviamo a destinazione a metà pomeriggio, in un anomalo e sgradevole clima caldo-umido che ci fa rimpiangere il caldo secco della Capitale. Le previsioni meteo ci rincuorano per il giorno seguente, quando è previsto un crollo verticale della colonnina di mercurio. In ogni caso, ormai ci siamo e ne approfittiamo per un giro nel borgo. Parcheggiamo il camper nell’area di sosta proprio prima del borgo, a pagamento ma con servizio di carico e scarico incluso (15€ per 24h, minimo, tutto automatizzato).
Honfleur è molto carino ma anche molto turistico: onestamente, non ci entusiasma particolarmente. Facciamo un giro nel centro storico, pieno di botteghe di souvenir per turisti e ristoranti, con le viuzze caratteristiche della Normandia. Ormai passiamo la notte qui ma già per l’indomani siamo alla ricerca di altre mete.
Giorno 7 – Le falesie di Étretat










Ci svegliamo sotto un cielo grigio e temperature molto più fresche, come dovrebbe essere il tipico clima della Normandia. Decidiamo di fare una gita fuori “rotta” (l’idea era puntare verso le spiagge del D-Day, a Ovest) per visitare le falesie di Étretat, un borgo a circa 40 minuti di strada, sopra Le Havre.
Transitiamo sopra il Ponte di Normandia, una incredibile opera archiettonica che unisce le due sponde dell’estuario della Senna, puntando verso il piccolo borgo sul mare.
La campagna della Normandia è ampia ma anche abbastanza monotona. Belli i piccoli borghi, fioriti e curati nei minimi dettagli, delle vere e proprie bomboniere in mezzo a campi sterminati di lenticchie, grano e granturco.
Arriviamo a Étretat e parcheggiamo proprio davanti alla Stazione ferroviaria, al prezzo di 7.5€ per 5 ore (tariffa minima). Tuttavia, alla fine, scopriamo che per visitare le falesie e godersi un minimo il mare questo tempo è adeguato.
Étretat è molto bello, con una fantastica spiaggia di ciottoli circondata da due imponenti falesie bianche che regalano uno scenario da cartolina: la Falaise d’Amont sulla destra e la Falaise d’Aval sulla sinistra.
Evidente l’azione delle imponenti maree di queste coste, come vediamo in diretta con l’arrivo della bassa marea e l’affioramento di parecchi metri di fondale, in un incredibile fenomeno che non avevo mai visto prima.
E’ chiaramente un posto molto turistico ma la bellezza del luogo ripaga ampiamente dello sforzo e del tempo per raggiungerlo.
Dopo la visita, ripartiamo in direzione Overs verso le spiagge dello sbarco, del D-Day. Decidiamo per una più rilassante lungomare, ritornando a Honfleur e proseguendo lungo la strada che passa da Villerville. Ci fermiamo per una passeggiata a Deauville, dove facciamo una passeggiata fino al lungomare dove c’è il famoso casinò. Niente degno di nota, però: è una cittadina sul mare come molte altre.
Proseguiamo lungo costa, per fermarci a Benerville-sur-Mer per visitare le Batteries of Mont Canisy, installazione militare tedesca per il controllo di questa porzione di mare. Di per sé niente di eccezionale, anche se l’ampiezza del sito militare è degna di nota, così come la possibilità di visitarlo liberamente e godere del bel panorama circostante. In alcuni bunker è ancora possibile accedere.
Dopo un tentativo fallito di trovare un parcheggio a Houlgate, ci fermiamo a Cabourg per la notte, a due passi dal mare, in una area di sosta in un tranquillo quartiere residenziale.
Giorno 8 – Arromanches e le spiagge del D-Day

















Ripartiamo di buon’ora da Cabourg, sotto un cielo grigio e una pioggerellina fina e pungente. Proseguiamo lungo la strada che costeggia la costa, fermandoci dopo pochi km per visitare il Museo della Batterie de Merville. A darci il benvenuto nel museo un enorme Douglas C-47 che campeggia proprio davanti all’hangar, in mezzo ai bunker. Ogni bunker è diverso dagli altri, descrivendone sia la funzione che i momenti storici del D-Day. Impressionante il bunker principale, dove è allestita una realistica simulazione di attacco dal punto di vista tedesco: suoni, voci, luci e vibrazioni che simulano l’azione da dentro il bunker, con tanto di assalto da parte degli alleati e la presa del bunker stesso.
Conclusa l’interessante visita, ripartiamo in direzione Ouistreham per il prossimo museo, quello del Grande Bunker. In tutta onestà, questoa museo ci ha lasciato un po’ delusi: l’edificio è meritevole di visita, soprattutto dalla sommità dello stesso da cui ammirare la costa, ma per il resto niente di eccezionale: consueta esposizione, curata ma statica, di armi e altri reperti, contestualizzati in situazioni del quotidiano, relativi al periodo del conflitto.
Lungo la strada in direzione Arromanches, mi fermo per una sosta veloce a Bernières sur Mer, dove c’è il memoriale canadese “The Queen’s Own Rifles” dedicato allo sbarco sulla Sword Beach. Sulla spiaggia, accando ad albergi e ristoranti, ancora oggi spiccano le imponenti fortificazioni tedesche a perenne memoria di quel tragico e sconvolgente periodo storico.
Una manciata di kilometri più avanti c’è il memoriale dedicato ai caduti inglesi, a Ver-sur-Mer, dove migliaia di sagome di metallo in mezzo al prato ricordano il sacrificio dei soldati.
Arromanches ci accoglie pochi km dopo con una bella area di sosta proprio sulla scogliera accanto al piccolo borgo, accanto al Museo “Arromanches 360°“, un cinema circolare che mostra i filmati dello sbarco. Il cinema ormai è chiuso ma il luogo è bellissimo e il panorama davvero stupendo. Facciamo 4 passi nel piccolo borgo sul mare, dove ad accoglierci c’è un carro armato Sherman, che presidia il mare: anche se son passati ormai quasi 80 anni da quei terribili momenti, sembra quasi di riviverli.
Il tramonto quassù arriva tardi ed anche se ormai è l’ora di cena, il sole è ancora alto e splendente. Una fresca brezzolina rende il clima piacevole, lontano dal caldo asfissiante della metropoli. Andiamo a gustarci lo spettacolo del sole che tramonta sulla Manica, seduti sulla collina sopra Arromanches-les-Bains, in compagnia di un pezzo d’artiglieria che da oltre 80 anni mantiene vivo il ricordo del D-Day.
Giorno 9 – Omaha e Utah beach





































Prosegue la nostra avventura sulle spiagge dello Sbarco. Prima tappa: le batterie di Longues-sur-Mer, dove oltre ai possenti bunker in calcestruzzo sono ancora presenti i pezzi di artiglieria che presidiano quel tratto di costa. Anche oggi è una bella e piacevole giornata di sole, mentre ci dirigiamo verso Colleville-sur-Mer, luogo del memoriale americano dedicato alle migliaia di soldati caduti su queste terre. Il Cimitero Americano di Normandia è forse uno dei luogi più iconici, e anche uno dei più emozionanti: migliaia di croci bianche a ricordo dei soldati periti in battaglia. E’ stato anche il set di alcune scene del film “Salvate il Soldato Ryan“. Logisticamente, è molto ben organizzato, con un ampio parcheggio sia per auto che pullman che camper.
Per la visita considerate almeno un’ora, anche qualcosa in più se volete visitare anche il museo-memoriale che ripercorre le fasi della battaglia.
Dopo la visita al memoriale ci fermiamo a pranzare nel piazzale antistante il vicino museo dell’Operazione Overlord, che poi visiteremo nel primo pomeriggio. E’ un ampio spiazzo, con qualche tavolo e sedie per rilassarsi, in mezzo a mezzi da sbarco e carri armati. Interessante un ponte Bailey construito proprio sullo spiazzo, oltre ad alcuni piccoli bunker in ottime condizioni visitabili anche all’interno. Il museo, in un edificio futuristico, è molto ben organizzato anche con esperienze audio-video per immergere il visitatore nella follia del conflitto.
E’ ancora giorno e la temperatura è perfetta, Ci dirigiamo verso la spiaggia Omaha Beach, direzione Bunker WN65, dove attraverso una stradina si arriva sull’enorme distesa sabbiosa protagonista dello sbarco.
Le dimensioni sono impressionanti: dall’inizio della spiaggia al mare, adesso che siamo in bassa marea, ci sono almeno 5-600 mt di sabbia, inframezzati da qualche laghetto formatosi dal ritiro della marea. Sull’enorme spiaggia non c’è praticamente anima viva, escluse una decina di persone sparpagliate in lontananza. Arriviamo al mare, il Canale della Manica, ma come previsto l’acqua è piuttosto fredda. Restiamo ad ammirare l’impressionante spettacolo naturale offerto dalla spianata di sabbia gialla che contrasta con le scogliere e il verde del grano soprastante. Sconvolge pensare che qui, in questo spettacolo naturale, sia avvenuta una delle stragi umane più cruente del “secolo breve”.
Ripartiamo, direzione Pointe du Hoc, altro luogo iconico dell’Operazione Overlord. Su questa ripida scogliera, teatro di una delle operazioni più ardite del D-Day, ai bunker in cemento armato si alternano i crateri lasciati dall’artiglieria alleata. Crateri enormi che lasciano solamente immaginare la situazione apocalittica vissuta in quei giorni dai soldati.
Decidiamo per un ultimo sforzo: arrivare a Utah Beach e passare lì la nottata. Domani visiteremo Sainte-Mère-Église, piccolo borgo dell’entroterra, famoso per il paracadutista rimasto appeso al campanile della chiesa.
Impieghiamo più o meno un’oretta per arrivare alla Grande Duna di Utah Beach. Anche qui sono presenti il memoriale e il museo, oltre a svariati mezzi da sbarco e blindati. E’ ormai sera ed è tutto chiuso, così troviamo uno spiazzo sulla duna, vista mare, per trascorrere la nottata. Il clima è gradevole, anche se i molti insetti presenti rendono poco piacevole la permanenza. ormai però è tardi: buonanotte!
Giorno 10 – da Sainte-Mère-Église a Le Mont-Saint-Michel






















Svegliarsi sul mare è sempre piacevole. Sorseggiare il caffè ammirando l’oceano, con in sottofondo solamente il rumore delle onde sulla battigia…
Ci dirigiamo verso Sainte-Mère-Église, distante poco più di 10 km. E’ un tipico e grazioso piccolo borgo, famoso soprattutto per la curiosa vicenda del paracadutista appeso. Per la cronaca, al campanile della chiesa è ancora appeso un manichino e relativo paracadute.
Davanti, a pochi passi, l’ingresso del Museo dell’Airborne, che consiglio vivamente di visitare. Composto da 5 padiglioni a tema, è possibile immergersi a pieno titolo nell’esperienza delle truppe aviotrasportate attraverso una simulazione audiovideo immersiva piuttosto ben fatta. Ben spiegato anche il ruolo delle truppe paracadutiste per il successo della liberazione e delle innovative soluzioni tecnologiche utilizzate per l’occasione. Una bella collezione di reperti originali, tra cui un aereo C-47 e un WACO.
Dopo la visita decidiamo di proseguire tagliando la penisola del Cotentin (rinunciando ad arrivare a Cherbourg) per raggiungere Mont-Saint-Michel, l’ultima tappa prima di riprendere la strada di casa.
Attraversiamo velocemente l’entroterra del Cotentin per arrivare, nel pomeriggio, a Mont-Saint-Michel. E’ un luogo fortemente turistico, pertanto ci sono già tutte le strutture per la visita. Per le auto e i camper c’è un grande parcheggio a circa 1 km dal borgo, con navetta inclusa nel prezzo (circa 25€ per 24h non frazionabili, totalmente automatizzata) dalle 7 alle 23. Alla fine, anche se piuttosto costoso e senza alcun servizio (quindi, nel caso, ricordatevi di fare rifornimento **prima** di arrivare qui), è una ottima soluzione senza stress per visitare Monte San Michele. Volendo, si può anche fare una bella passeggiata di circa 30 minuti.
Anche se ormai è pomeriggio inoltrato, decidiamo comunque di andare al Borgo di Monte San Michele. Le foto non rendono adeguatamente giustizia della bellezza incredibile del luogo, davvero unico. La marea contribuisce in modo importante al fascino del luogo, che consiglio –se possibile– di visitare nele varie fasi di salita e ritiro del mare.
Imperdibile la visita all’Abbazia di Mont-Saint-Michel, da dove si gode di una splendida terrazza panoramica tutto intorno alla penisola, oltre che ovviamente godere dell’architettura gotica della cattedrale. Nota di colore: questo luogo è zona di nidificazione dei gabbiani, le cui femmine diventano anche aggressive quando hanno i cuccioli. Ci sono tanto di cartelli che indicano di non disturbare questi uccelli che, se vi vedono mangiare qualcosa, sono piuttosto temerari nel tentare di prenderne un pezzo: ho visto un gabbiano rubare direttamente dalle mani di un bimbo un biscotto. Il bimbo, ovviamente, non l’ha presa molto bene.
Mont-Saint-Michel è un luogo molto turistico. Il turismo di massa si concentra soprattutto nelle ore della mattina e del pomeriggio. La sera è uno dei momenti a mio parere migliori per visitare il borgo, nel silenzio del mare e senza le chiasose frotte di turisti che affollano i negozi di souvenir lì presenti. Essendo restati qui per la notte, siamo tornati al borgo anche dopo cena, gustando uno scenario del tutto diverso e molto più affascinante di quello pomeridiano.
Giorno 11 – da Le Mont-Saint-Michel a Villandry, passando per Fougères









Ci svegliamo di buon’ora e, complice una bella giornata, decidiamo di approfittare di una ultima visita a Mont-Saint-Michel prima di ripartire verso sud. Anche al mattino, prima dell’arrivo del turismo di massa, il borgo offre scorci bellissimi e una atmosfera molto particolare e affascinante.
Ripartiamo verso sud, puntando verso la valle della Loira. Vogliamo goderci ancora la vacanza e così decidiamo di evitare le autostrade. Scegliamo uno Chateau tra gli oltre 100 disponibili, puntanto per quello di Villandry, famoso per i suoi giardini. Sono circa 300 km di strade statali, che corrono attraverso la sterminata campagna francese fatta di colline e campi di grano.
Passiamo vicino a Fougères e qualcosa mi dice che qui c’è qualcosa di bello da vedere. Controlliamo su Internet e, in effetti, questa cittadina di origine medievale di bellezze ne ha diverse, iniziando da uno splendido castelli ben conservato e visitabile, bastioni inclusi.
Ci fermiamo all’area camper cittadina, anche questa pulitissima e ben organizzata, prooprio accanto a bocciodromo e a due passi dal Castello di Fougères.
La visita allo Château de Fougères è molto divertente: dalla cima delle torri dei bastioni, ancora in ottime condizioni, si può ammirare un bel panorama sulla città. Anche i giardini interni sono molto carini e curati, oltre alle installazioni multimediali propedeutiche alla comprensione di come funzionava la vita nel castello durante i secoli di attività.
Arriviamo a Villandry a tarda serata. Gusto il tempo di trovare un’area dove passare la notte e due passi nel piccolissimo borgo attorno allo château. L’area camper è un po’ troppo lontana e complice anche poco affollamento, preferisco usufruire dell’ampio spiazzo gratuito proprio davanti alla sala polivalente (in abbandono), a circa 200mt dallo Château de Villandry, che visiteremo l’indomani.
Giorni 12 e 13 – da Villandry verso l’Italia












Il clima a Villandry non è più quello fresco della Normandia: le temperature, qui nella Francia continentale, sono già alte di prima mattina. La vicinanza con il fiume Loira contribuisce probabilmente all’umidità, decisamente alta. Ci incamminiamo di buon’ora verso l’ingresso dello Château de Villandry, ancora non preso d’assalto dalle gite turistiche, iniziando la visita dai bellissimi e curatissimi giardini e fontane.
I giardinieri, una squadra di circa 20 addetti, sono già all’opera per mantenere queste opere d”arte viventi, fatte di ortaggi (si, ortaggi…da orto!) e fiori colorati, per creare composizioni bellissime e colorate. Tutto è realizzato con precisione maniacale, coniugando sostenibilità ambientale e espressione artistica.
Dopo i giardini, la visita prosegue nel palazzo, ancora arredato nello stile dell’epoca e impreziosito da bouquet di fiori freschi provenienti proprio dai giardini circostanti.
La visita dura quasi tutta la mattina, per poi ripartire in direzione sud – Grenoble, per la precisione- con l’obiettivo di arrivare almeno fino a Lione. La strada è lunga e sembra non finire mai, attraversando distese infinite di grano puntellate da qualche albero e qualche fattoria. Ogni tanto incrociamo qualche trattore e attraversiamo qualche piccolo borgo in mezzo al niente, con l’immancabile maestosa chiesa in stile gotico nella piazza centrale.
Arriviamo in tarda serata alla periferia di Grenoble, dove restiamo a dormire nel prcheggio di un supermercato: l’indomani ci aspetta il rientro in Italia e le previsioni meteo parlano di temperature bollenti che ci faranno rimpiangere il bel fresco dei valichi alpini e della Normandia.



L’ultimo giorno di viaggio ha sempre il sapore dolceamaro del ricordo delle meravigliose esperienze mescolato all’imminente ritorno alla nquotidianità. Ci consoliamo con il fresco alpino della salita verso il Monginevro, con una veloce sosta a Briançon per sgranchire un po’ le gambe: ultimissima fermata prima della tirata finale per rientrare a Siena, mentre il termometro inizia a salire fino a toccare i 38-40° e l’asfalto rovente dell’autostrada corre veloce sotto le ruote del camper.
Conclusioni
13 giorni di viaggio e qualcosa come 3500km. Un bellissimo viaggio, sicuramente il primo ma non l’ultimo che faremo in Normandia. Anche se l’impatto iniziale, venendo da Parigi, non è stato dei migliori, nei giorni abbiamo iniziato ad apprezzare la bellezza romantica di questa regione. Strade perfette, servizi ovunque e pochissimo stress hanno contribuito a rendere questo viaggio davvero indimenticabile.