La Francia spinge sul software libero con un nuovo “piano d’azione”

TL;DR In Francia il dibattito sull’adozione di soluzioni basate su software libero e open source a livello governativo sta producendo interessanti esperienze di cui dovremmo, anche noi in Italia, far tesoro. Purtroppo però, nel nostro Paese, sembra che ci sia una grave mancanza di consapevolezza sul tema, voluta o dovuta a specifici interessi politici talvolta prevalenti rispetto agli obiettivi strategici nazionali.

“L’Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade,
ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole.
Onestà tedesca ovunque cercherai invano,
c’è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina;
ognuno pensa per sé, è vano, dell’altro diffida,
e i capi dello Stato, pure loro, pensano solo per sé.”
Johann Wolfgang Goethe

A Luglio pubblicai un post dove raccontavo come i nostri vicini d’oltralpe stessero puntando decisi verso il software libero e di come in Italia, pur avendo fatto qualche timido tentativo normativo (come l’art 68 del CAD), la realtà sia ben diversa.

Nella speranza magari di sensibilizzare qualche amministratore pubblico nostrano, approfittando dell’ottima traduzione di @nilocram, ecco il…


Piano d’azione per il software libero e i beni comuni digitali

(il testo originale, in lingua francese, è disponibile qui. I grassetti sono miei.)

Il piano d’azione “software libero e beni comuni digitali” è stato ideato dal Ministero della Trasformazione e della Funzione Pubblica in seguito alla pubblicazione della circolare dati del Primo Ministro n°6264/SG del 27 aprile 2021, e mira a sostenere la trasformazione digitale dello Stato.

Questo piano d’azione è guidato da un nuovo “Centro di competenza del software libero”, istituito all’interno del dipartimento Etalab della DINUM (direzione interministeriale del digitale).

I suoi obiettivi sono di conoscere e utilizzare meglio il software libero e i beni comuni digitali nell’amministrazione, di sviluppare e sostenere il rilascio e l’apertura dei suoi codici sorgente e di utilizzare il software libero e open source per rendere il datore di lavoro statale più attraente per i talenti digitali, in particolare valorizzando i contributi pubblici ai progetti e alle comunità interessate.

Le azioni sono condotte congiuntamente dal centro di competenza del software libero, con il sostegno delle missioni LABEL e TALENTS del programma TECH.GOUV. Di volta in volta possono contribuire anche altre iniziative guidate da DINUM (in particolare le missioni BETA e PILOT). Il piano e i progressi della sua attuazione saranno pubblicati su communs.numerique.gouv.fr.

Migliorare la conoscenza, l’utilizzo e la progettazione del software libero e dei beni comuni digitali

  1. Elencare le soluzioni libere e open source (nel catalogo GouvTech).
  2. Fare riferimento al software open source e ai beni comuni digitali utilizzati in modo significativo dall’amministrazione e sviluppare lo scambio di competenze interne (nella base interministeriale del software open source – SILL), includendo queste azioni:
    • Mettere in evidenza le librerie libere e open source utilizzate in modo significativo;
    • Riutilizzare il codice sorgente sviluppato da altre amministrazioni;
    • Promuovere e sostenere il contributo dell’amministrazione al software libero e ai beni comuni digitali che utilizza;
    • Monitorare i software beni comuni digitali per individuare le opportunità di utilizzarli e di contribuirvi, specialmente per questioni di sovranità.
  3. Facilitare l’accesso al mercato interdipartimentale del supporto al software libero.
  4. Sostenere le amministrazioni nella creazione di beni comuni digitali per la conduzione di politiche pubbliche.

Sviluppare e sostenere l’apertura e il rilascio di codici sorgente

  1. Sostenere le amministrazioni nell’apertura dei loro codici sorgente. Aiutare le amministrazioni a mobilitare i loro ecosistemi intorno ai codici sorgente pubblicati.
  2. Sviluppare la piattaforma code.gouv.fr:
    • Fare riferimenti ai codici e alle biblioteche pubblicati dalle amministrazioni.
    • Valorizzare i codici sorgente con alto potenziale di riutilizzo; costruire un inventario di codici sorgente non pubblicati, ma che possono essere riutilizzati.
    • Mettere in evidenza i contributi dell’amministrazione all’ecosistema dei software liberi (soluzioni e biblioteche) e ai beni comuni digitali.
  3. Animare la comunità dei referenti interministeriali sul tema della pubblicazione del codice sorgente; tenere aggiornate le guide al software aperto; sostenere le partnership utili per il software aperto.

Affidarsi ai software liberi e open source e ai beni comuni digitali per rendere il datore di lavoro statale più attraente per i talenti digitali

  1. Animare la rete di scambio d’informazioni e competenze “Blue Hats“; pubblicare la sua newsletter.
  2. Valorizzare i dipendenti e i ricercatori che contribuiscono al software libero o ai beni comuni digitali; organizzare un evento annuale unificante di “sprint del software libero e open source“.
  3. Attrarre nell’amministrazione esperti in software libero, open source e beni comuni digitali in collegamento con le altre azioni della missione TALENTS, in particolare facendo riferimento a loro nel pool dei talenti digitali.

Anche in Italia qualcosa a tal proposito è stato fatto, negli ultimi anni, come il “Centro competenza riuso e open source” (a cura di AgID). E anche in Italia ci sono state interessantissime esperienze statali di offerta di servizi come GARR BBB, GARR Open Meet e iorestoacasa.work che però, per motivi probabilmente “politici”, non hanno avuto molta risonanza. Tant’è che, ancora oggi, molte istituzioni pubbliche continuano ad aderire a piattaforme commerciali che offrono le medesime funzionalità (talvolta anche peggiori o più complicate), magari con contratti gratuiti ma che prevedono comunque l’acquisizione dei dati e forme di lock-in da cui sarà difficile, in futuro, svincolarsi. Cedendo ad aziende private estere ampie fette di sovranità nazionale.

Ne ho spesso parlato e continuerò a parlarne, nella speranza di poter comunque contribuire al movimento per l’adozione di piattaforme libere da parte delle istituzioni pubbliche.

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