Giorno 4 – Periplo dell’Isola

Ci svegliamo un po’ prima del solito perché il mercoledì a San Fernando c’è “un mercato caratteristico da non perdere”. Così, dopo una veloce colazione, andiamo a cercare questo “famoso” ed “imperdibile” mercato come fortemente consigliato da una recensione su TripAdvisor. Riusciamo a raggiungerlo con non poca difficoltà, chiedendo ai passanti: per velocizzare eventuali curiosi, basta dirigersi verso il Mercado Municipal tra San Fernando e Sonnenland. Tuttavia, a scanso di qualsiasi equivoco, è un semplice mercato settimanale come ne ho visti un po’ ovunque anche in Italia, con banchi pieni di merci cinesi di poco valore e niente di caratteristico o di eccezionale. L’unica nota interessante è che dentro l’edificio del Mercado Municipal si può acquistare pane, carni, frutta, verdura e salumi per il sostentamento.

Delusi dal “mercato caratteristico” che di caratteristico non aveva un bel niente, incuriositi dalla martellante pubblicità del Palmitos Park (presente praticamente ovunque, dalle cabine telefoniche ai bus !) e dopo aver letto decine di recensioni entusiastiche (ahhh, croce e delizia queste recensioni !), prendiamo la GC-503 che dirige direttamente nell’interno verso questo parco naturale superpubblicizzato. Ci arriviamo proprio all’ora di apertura, le 10:00, dopo aver percorso 8km di strada stretta che si snoda lungo un brullo canyon contornato di arbusti e cactus. Il parcheggio è già piuttosto affollato ed anche se un forte e fastidioso vento freddo tenta di farci desistere dall’impresa, andiamo a vedere l’ingresso per capire se può fare per noi: ammetto che i 30€ a testa sono stati un forte deterrente, unito all’impressione di essere ad una “Gardaland” mascherata da Parco Zoologico. Insomma, per farla breve proprio non ci convince e decidiamo di dirottare il capitolo di bilancio “Palmitos Park” in due cene a base di pesce alla Cooperativa della sera prima.

Considerando che è una bella giornata di sole con un cielo terzo che non avevamo ancora mai visto, proviamo a godercelo in spiaggia nella baia più riparata di Puerto de Mogàn , a 15 minuti di auto da Maspalomas: meno caotica e più tranquilla, speravamo proprio di riuscire a rilassarci per qualche ora. Come è noto, le isole sono piuttosto ventose. E Gran Canaria non ne fa eccezione: abbiamo sopportato la sabbiatura per anche troppo tempo, stupendoci della resistenza di tutte le altre persone nella spiaggia, e così decidiamo di approfittarne per esplorare l’isola facendo tutta la GC-200 e percorrere tutto il periplo.

Superiamo il capoluogo Mogàn, con il suo mulino a vento, e ci arrampichiamo attraverso i ripidi pendii delle brulle e rossicce montagne dell’interno, in una strada stretta e piena di curve e tornanti. L’asfalto, se non altro, è in ottime condizioni e prendendola con tanta calma e filosofia si riesce anche a gustarsi il bellissimo panorama delle vallate e dei pendii a strapiombo.

Arrivati al bivio di Tasartico, una coppia di giovani polacchi con lo zaino in spalla ci chiede un passaggio: come noi, stanno esplorando l’isola e vanno…dove andiamo noi ! Così, già pregustando un interessante dialogo e scambio culturale, carichiamo i bagagli e proseguiamo in direzione Agaete, passando dal villaggio sperduto ma caratteristico di La Aldea de San Nicolas, in una verde vallata affacciata sul mare disseminata di serre e coltivazioni di banani: le tipiche abitazioni quadrate bianche come tanti dadi giganteschi lanciati a caso da un dispettoso gigante in un gioco di contrasti con il verde smeraldo dei banani e delle papaje.

Da qui la strada risale lungo le aspre montagne a picco sul mare, con una sosta obbligata al Mirador del Balcòn, dove un venditore ambulante subito ci offre un assaggio di un dolce alle mandorle insipido, nella vana speranza di riuscire a vendere qualcosa. Proseguiamo lungo un percorso pieno di curve e controcurve, con la strada letteralmente scavata sulle pendici dei monti a strapiombo sul mare, in un continuo saliscendi che sembra non finire mai e quando la bianca Agaete fa capolino dietro gli speroni di roccia scura, sembra quasi incredibile che questo continuo dondolare a destra e sinistra e poi su e giù possa avere fine.

Agaete, bianchissima e desiderata, adagiata nell’omonimo Barranco, è una delusione totale: anche qui una manciata di bianchissimi cubicoli di calce, senza un centro storico. Una anonima iglesia svetta con il suo campanile in mezzo alle bianche ed anonime casupole, senza alcuna attrazione per il visitatore che si trova a transitarvi. Del resto, da qui – dal Puerto Las Nieves- ci si imbarca verso le altre isole canarie e non vi è né il tempo né l’attrattiva di realizzare qualcosa di più interessante per l’avventore.

Quantomeno ad Agaete possiamo prendere una strada decisamente più comoda per continuare nel giro, la GC-2, puntando verso Galdar che, almeno sulla mappa, sembra una cittadina dalle dimensioni che fanno sperare in una qualche tipicità.

A Galdar, dove arriviamo all’ora di pranzo, in giro c’è pochissima gente. Seguendo le indicazioni di un simpatico signore “a la ischierda, pararriba, alla derecha” parcheggiamo proprio accanto alla zona pedonale, dove c’è centro del pueblo rappresentato dalla iglesia, chiusa, ed un bel parco verde circondato da bar con tavolini all’aperto ma senza clienti. Ci sediamo a prendere un caffè mentre ci gustiamo la temperatura piacevole e riprendiamo fiato dalle interminabili curve dei 40 km precedenti. Galdar, pueblo carino ma anonimo: proseguiamo oltre.

La GC-2 ci porta direttamente nel centro di Las Palmas, dove i nostri passeggeri polacchi scendono e dove noi ne approfittiamo per fare una passeggiata lungo la Triana già addobbata per le feste natalizie, arrivando fino alla Casa dé Colon, la casa di Cristoforo Colombo, nel pieno del centro storico di Las Palmas, che stava per chiudere. Un centro storico non particolarmente interessante, piuttosto anonimo ed abbandonato, con in giro solo qualche sperduto turista: spicca anche qui l’assenza di un tessuto sociale fatto da botteghe artigiane e negozietti tipici, soppiantati dalle grandi catene di franchising che rendono Las Palmas simile a tutte le altre città del globo: Intimissimi, Decathlon, Tiger…

Spicca tuttavia l’esoso costo del parcheggio Parkia in Parque San Telmo: 2.60€ per poco più di un’ora di sosta, tariffata a 0.038€ al minuto…

Terminiamo il giro sull’autostrada lungo la costa est dell’isola, pesantemente urbanizzata, in un susseguirsi di capannoni, fabbriche e centri commerciali presi d’assalto.

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