Alcol, giovani e discoteca

Da quando avevo i 16 anni, fino quasi i 23, ero un assiduo frequentatore delle discoteche. A Siena, in quegli anni, andava il Papillon la domenica pomeriggio ed il Tendenza il sabato sera, dove c’erano i ragazzi un po’ più grandicelli. Il sabato, spesso, c’erano le discoteche di contrada: la più famosa era l’Onda ma anche la Chiocciola, il Nicchio, l’Istrice…

Erano gli anni d’oro delle disco, con la musica dance anni ’80 e ’90 e tanta tanta voglia di divertirsi ed esagerare. A Siena “esagerare” era relativamente poco: una maglietta fluo, un taglio di capelli particolare, qualche sigaretta e/o canna da fumare in compagnia. In quegli anni si poteva ancora fumare nei locali pubblici e ricordo ancora come la coltre di fumo scendesse via via che passavano le ore…fino ad immergere tutti dentro una nebbia puzzolente che impregnava i vestiti.

E c’era chi beveva, tanto, troppo, e terminava la serata accasciato nel bagno, in una pozza di vomito. Un drink, però, ce lo facevamo tutti: era incluso nel prezzo del biglietto, “INGRESSO +BEVUTA”, e ricordo che uno dei miei preferiti era il Black Russian (Vodka+Kalua). Non era sufficiente ad ubriacarsi ma aiutava a renderci tutti più allegri, per ballare fino a tarda notte e tornare a casa all’alba, dopo un panino dal “sudicio”, che pazientemente faceva le ore piccole fuori dal Tendenza con il suo camioncino.

Chi non beveva, il più sobrio, guidava l’auto ed accompagnavamo a casa chi aveva esagerato un po’: facevamo tardi, è vero, però ci aiutavamo a vicenda e nessuno rimaneva solo.

Abbiamo anche fatto tante cazzate, come tutti i giovani, ma fortunatamente ce la siamo sempre cavata ed oggi posso raccontarle, con il sorriso di chi ricorda i “bei tempi” di gioventù. Siena si confermava tranquilla anche in quegli anni, quando sui TG nazionali le “stragi del sabato sera” occupavano le sezioni di cronaca nera, raccontando di giovani vite stroncate prematuramente dall’alcol e l’alta velocità.

Sarò cresciuto, ma venerdì sera, uscendo insieme ai miei amici per andare al Vanilla, una discoteca vicino Siena, ho avuto la certezza che i tempi sono cambiati: l’età media della discoteca è di 16 anni, senza parlare dell’abbigliamento succinto e volgare con cui molte ragazzine si (s)vestono. Tette, cosce e culi in bella mostra, ma basta soffermarsi a guardare il viso per capire che, troppo spesso, sono bambine cresciute troppo in fretta. E poi l’alcol: “shortini” trangugiati tutto d’un fiato, senza alcuna verifica sull’età da parte dei barman (ma non era vietata la somministrazione ai minori di 18 anni ?).

Ma lo spettacolo più raccapricciante si svolgeva fuori dal locale: ragazzini e ragazzine appoggiate al muro, in una pozza di vomito, mentre altri tiravano fuori dalle borse bottiglie di vino o altri alcolici, comprate chissà dove.

Ma i controlli, dove sono ? C’era un posto di blocco dei Carabinieri poco prima, lungo la strada, ma i ragazzini arrivavano con il bus, bypassando qualsiasi verifica. Ma i genitori di questi sedicenni, vedendo rientrare il figlio totalmente ubriaco a notte fonda, non si indignano ? Non protestano ? Non si chiedono chi ha venduto alcol a loro figlio ? Eppure sono così solerti a protestare quando gli insegnanti appongono una nota sul diario…

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