Watson Health: i nostri dati sanitari in mano a IBM ?

“La privacy – come mangiare e respirare – è uno dei requisiti fondamentali della vita.”
Katherine Neville

Il Garante della Privacy riconosce i dati sanitari come “sensibili” e, quindi, soggetti a misure di tutela e con trattamenti molto restrittivi. Le analisi mediche, interventi, risultati di esami rivelano informazioni molto importanti (direi “essenziali“) sulla nostra persona, tanto da poter potenzialmente essere usati come strumento discriminatorio (ricordate il film Gattaca ?). Per questo, quando ho letto la notizia che IBM sta per mettere mano su tutti i nostri dati sanitari, in cambio della costruzione di un centro europeo da 150 milioni di dollari per il progetto Watson Health, mi sono preoccupato:

Our mission is to empower leaders, advocates and influencers in health through support that helps them achieve remarkable outcomes, accelerate discovery, make essential connections and gain confidence on their path to solving the world’s biggest health challenges.

Si tratta, a quanto pare, di un progetto di analisi big data relativo alla sanità, ovvero IBM sta lavorando sul settore sanitario probabilmente per conquistare una posizione di leadership e supportare così il servizio sanitario nazionale, che sta sempre più muovendosi verso una deriva privatistica. E, con questa operazione, mettendo i dati sanitari in mano ad una azienda privata, la sanità italiana rischia davvero di venire “commissariata” da IBM.

L’operazione non è passata inosservata, tanto che lo stesso Garante della Privacy ha deciso di vederci chiaro: “Il Codice della Privacy” -recita, a quanto pare, la richiesta di chiarimenti datata 22 febbraio 2017- ” considera dato personale qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata o identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale (…). Sono annoverati tra i dati sensibili i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale (…) i trattamenti di dati sanitari per fini di ricerca medica, biomedica ed epidemiologica possono prescindere dal consenso dell’interessato solo quando la ricerca sia prevista da un’espressa disposizione di legge”. Il Garante ricorda inoltre che possono trattare dati personali solo “soggetti appositamente designati responsabili esterni del trattamento, individuati tra soggetti che, per esperienza, capacità e affidabilità, forniscano idonea garanzia del pieno rispetto delle vigenti disposizioni”.

A quanto riporta il giornalista Gianni Barbacetto, a cui diamo il merito di aver fatto conoscere l’operazione della Regione Lombardia e di Renzi al grande pubblico, oltre ai dati sanitari ed al finanziamento di 60 milioni di € alla IBM, il rischio concreto è che tutta l’infrastruttura informatica sanitaria italiana passi sotto la gestione della multinazionale americana: le conseguenze di una simile operazione sarebbero disastrose.

Anche se IBM replica specificando che i dati forniti saranno forniti, “previo consenso, a una piattaforma Open data con lo scopo di aiutare la ricerca” e, dunque, non sarebbero utilizzabili soltanto da Ibm, ma anche da Ibm, l’operazione in atto mi preoccupa. Seriamente.

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