Vale la pena fare la raccolta differenziata ?

Scusa, visto che sei in consiglio comunale mi togli una curiosità ? Sai, io mi impegno tanto per differenziare la spazzatura…ma vale la pena fare la raccolta differenziata ?“. Questa domanda, fattami da un collega, l’ho riportata proprio questa sera durante la seduta odierna di consiglio comunale. Stavamo discutendo le nostre due mozioni sull’annullamento della gara per l’affidamento del servizio di raccolta rifiuti e sull’abolizione delle Autorità Territoriali di Ambito – ATO.

Torniamo alla domanda, assolutamente pertinente ma dalla risposta difficile.

Difficile perché ovviamente la risposta è SI, vale decisamente la pena fare la raccolta differenziata, soprattutto per motivi etici e di rispetto per l’ambiente. Purtroppo però bisogna anche riconoscere che, almeno a Siena (ma credo valga per gran parte della penisola…), le scelte politiche sulla gestione della spazzatura non valorizzano le materie prime né rispettano e valorizzano l’impegno di quei cittadini che la fanno.

Vediamo di spiegare come funziona attualmente il ciclo dei rifiuti, partendo proprio da un diagramma esplicativo reperibile sul “Quaderno tecnico del termovalorizzatore di Poggibonsi“, pubblicato da SienaAmbiente:

RD_Flusso

Iniziamo ricordando che a Siena e provincia la strategia di raccolta è tramite cassonetti stradali, che diversificano per indifferenziato, umido, carta, plastica metallo e vetro (con i colori definiti dalla norma UNI 840-1:2013). Solo in qualche zona del centro storico è stata attuata, solo in via sperimentale, la raccolta porta a porta. Questa strategia, come gli studi dimostrano, non permette di superare la quota del 45-50% di RD: infatti nel comune di Siena la quota è ferma da anni al 45%, senza alcun segnale positivo, mentre in provincia scende al 39%. Anzi, a causa della crisi economica e conseguente contrazione dei consumi, la quantità di rifiuti prodotta è sensibilmente diminuita.

RD_1

E’ bene a questo punto ricordare gli obiettivi imposti dal D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, ovvero che all’interno di ogni ATO devono essere conseguiti (all’art. 205) gli obiettivi minimi di raccolta differenziata, fissati in:

– almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;
– almeno il 40% entro il 31 dicembre 2007;
– almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008;
– almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009;
– almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011;
– almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012;

Purtroppo tutti questi obiettivi sono miseramente falliti, come ben dimostra il grafico riportato dal Piano Interprovinciale dei Rifiuti dell’ATO Toscana Sud:

RD_ObiettiviRD

L’obiettivo fissato per il 2003 è stato faticosamente raggiunto con solo “9 anni” di ritardo, tanto che le normative -constatato il fallimento- sono state poi cambiate con una sanatoria inserita nel DDL Ambiente del 2013, che sposta il tetto del 65% al 2016. Comunque, permettetemi di dubitare molto seriamente che Siena possa raggiungerlo in tempo….

Tuttavia, come ricorda bene il comma 3 dell’art. 205 già citato:

3. Nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dal presente articolo, e’ applicata un’addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell’Autorita’ d’ambito, istituito dall’articolo 3, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, che ne ripartisce l’onere tra quei comuni del proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste dal comma 1 sulla base delle quote di raccolta differenziata raggiunte nei singoli comuni.

Quindi gli oneri di smaltimento in discarica a carico dei comuni che fanno parte dell’ATO e che non raggiungono gli obiettivi sono gravati da questa ulteriore sovrattassa, che per quanto riguarda Siena e provincia è stata di:

RD_Addizionale

Pertanto il non raggiungere le quote previste contribuisce ad aumentare, anche se marginalmente, l’importo della TAssa RIfiuti (TARI) a carico dei cittadini.

Tuttavia, l’aumento sostanzioso della TARI degli ultimi due anni, almeno da quanto è entrato a pieno regime il gestore unico (concessionario per oltre 20 anni), dipende dai “nuovi servizi”, come conferma lo stesso presidente Vigni che nel febbraio 2014 dichiara che “NESSUNA STANGATA, nessun aumento tariffario del 20-30%. Il corrispettivo provvisorio del servizio è cresciuto di appena due milioni per nuovi servizi, più l’inflazione, su complessivi 104 milioni. E a determinare le tariffe è l’autorità di ambito, non il gestore unico“…“Il corrispettivo provvisorio 2014 deliberato dall’Ato il 19 dicembre ammonta a 104 milioni per i servizi di raccolta, spazzamento, trasporto, eccetera. Più l’importo della gestione degli impianti, non di competenza diretta di Sei: circa 57 milioni per la selezione, valorizzazione, trattamento, recupero, termovalorizzatori e discariche.” (La Nazione, Siena, 20.02.2014).

Quali siano questi “nuovi servizi” nessuno lo ha ben capito, compresi alcuni sindaci della provincia di Siena che dalle pagine de La Nazione di Siena, in data 20.02.2014, si sfogano in merito agli aumenti “ingiustificati”.

Abbiamo invece ben capito che l’inceneritore di Poggibonsi ha una potenzialità di 71.000 tonnellate annue mentre attualmente viene usato al massimo per circa 52.000 tonnellate (La Nazione, Siena, 20.02.2014) ed a fronte dei cospicui investimenti economici fatti dal proprietario per il potenziamento della terza linea, la necessità di rientrarvi è quantomai importante. E per farlo è necessario che bruci e produca energia elettrica.

Il rifiuto diventa materia prima per fare soldi: ecco perché è così importante che ve ne sia. Ed ecco anche perché a settembre 2015 è stato raggiunto un accordo tra la Regione Toscana e la Regione Calabria per lo smaltimento dei rifiuti di quest’ultima, al costo di 112€ + IVA a tonnellata.

Il recupero delle materie prime, le cosiddette “materie prime seconde”, che grazie all’accordo ANCI-CONAI hanno un vero e proprio “listino prezzi”, di fatto si è rivelato scarsamente conveniente. E molto dipende anche dalla qualità delle stesse perché basta che la percentuale di scarto sia superiore alla soglia definita per invalidare l’intero contenuto: detta in termini pratici, basta che nel cassonetto della carta vi sia gettata della plastica o dell’organico per reindirizzare gran parte del contenuto direttamente nell’inceneritore…

E’ anche chiaro che la nuova struttura pubblica creata, l’ATO Rifiuti Toscana Sud, ha un costo. A quanto si ricava dalle scarne pagine del loro sito web, in particolare quella relativa al bilancio preventivo pluriennale 2013, si apprende che:

  • per il 2013 un pareggio tra costi e ricavi al netto delle partite di giro per € 1.061.867,90;
  • per il 2014 “” per € 1.043.367,90;
  • per il 2015 “” per € 1.041.867,90;

Non c’è altro e non è neanche dato sapere quanto costa al Comune di Siena il servizio di “intermediazione” offerto dall’ATO. Fatto sta che da qualche parte questi soldi l’ATO deve trovarli.

Comunque, alla fine dei giochi, una cosa è ben chiara: allontanando la gestione dei RSU dalle Amministrazioni Comunali, sia i cittadini che le amministrazioni stesse sono al “cappio” di ATO (e conseguentemente di 6Toscana). Dire oggi, davanti a due anni di effetti (e di tariffe) del nuovo sistema di gestione, che anche l’ass. all’ambiente della Regione Toscana Bramerini ha definito “un esperimento”, che tutto va bene è non voler accettare che le scelte fatte si basavano su presupposti errati (il Piano Interprovinciale dei Rifiuti, che prevedeva una tendenza in aumento della produzione dei rifiuti).

Solo una precisa azione politica, coordinata anche con gli altri sindaci ed amministrazioni della Toscana, potrebbe invertire questa fallimentare tendenza centralistica e privatistica dei servizi essenziali. Quello che manca, al momento, è la volontà (politica) di farlo.

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