Regali di natale

La follia collettiva è già iniziata da qualche tempo (quest’anno ho avuto la sensazione che già da metà novembre i negozi erano predisposti allo shopping natalizio…) ma è in questi ultimi giorni che si assiste a scene di isteria collettiva per accaparrarsi le ultime occasioni di acquisto per i regali natalizi.

In preda al panico, la domanda ricorrente è “gli piacerà ?” e così il prezioso tempo libero viene sommerso della lista dei soggetti a cui “prendere un pensierino” e dalla ricerca del “pensierino perfetto“. Una follia collettiva che ogni anno si ripete, incessante, insistentemente, che ci sia crisi o meno, che il PIL si alzi o si abbassi, che il governo sia in crisi o già in vacanza. Perché è natale, siamo tutti più buoni, ci infiliamo il cappellino rosso (inventato dalla Coca Cola) e via sorridenti alle decine di cene degli auguri, scambiandosi saluti, strette di mano ed abbracci. E poi lo shopping, compulsivo, ossessivo. I mercatini, le luci colorate, gli alberi di natale…

Personalmente non sono mai stato particolarmente affascinato dal Natale, neanche da bambino. C’era la chiusura della scuola, il pranzo di natale e l’apertura dei regali. Ma il tutto durava una giornata o forse meno, senza grande entusiasmo: la mia è una famiglia relativamente piccola. E poi la storia di Babbo Natale non mi ha mai convinto fino in fondo, sarà forse perché qualcosa mi diceva che era solo una trovata pubblicitaria e non ho mai auto “zii” disposti a travestirsi per l’unico bambino di casa.

Sui regali ero molto esigente e ricordo ancora con emozione quando trovai quello splendente e nuovissimo Amiga 600 della Commodore sotto l’albero: avevo 14 anni e da allora il tempo libero in casa non è stato più lo stesso (ma questa è un’altra storia e la racconterò un’altra volta). Prima di allora, che ha segnato un punto di svolta, ho sempre adorato le “costruzioni”, le famose Lego, di cui avevo una discreta collezione. Mai avuto robottini o macchinine: non mi sono mai piaciuti. Libri e puzzles, prima di passare alla cartamoneta, sono stati i miei regali preferiti. E poi il motorino e l’inizio dell’adolescenza, ormai 20 anni fa…

 

Ricordi a parte, ogni anno torno a chiedermi se tutta questa frenesia abbia un senso e se sia, soprattutto, sostenibile. Ad iniziare dalla quantità di abeti tagliati (discorso a parte meritano quelli espiantati ma comunque vivi ed in vaso) per addobbare i nostri salotti prima di morire e finire tra la spazzatura. Ci sono poi le buste, gli imballi, la carta, la plastica… tonnellate di spazzatura superflua che serve solo ad alimentare il ciclo consumistico a scapito dell’ambiente. E poi il cibo sprecato che finisce nella spazzatura, perché non consumato. Sono problemi presenti sempre, non solo a Natale, ma in questo periodo, nel vortice degli acquisti e delle spese, ho come il sospetto che tutto si acuisca ancora di più.

Tutto è ovviamente spinto prepotentemente dalla macchina mediatica che, attraverso un bombardamento continuo di offerte e pubblicità, spinge il consumatore a consumare il più possibile. E’ vero che se nessuno facesse più regali o se ci fosse una attenzione maggiore contro lo spreco, si perderebbero migliaia di posti di lavoro. Ma è comunque necessario avviare un percorso di riconversione di tutte quelle attività che si basano sullo spreco di risorse e materie prime, non più sostenibili sotto il profilo ambientale. E certo la frenesia del Natale non aiuta in questa dolorosa ma doverosa transizione verso una società più rispettosa dell’ambiente.

Ad esempio, prima di un acquisto vale la pena chiedersi:

  • E’ un oggetto utile ? Ne ho davvero bisogno ?
  • Il materiale con cui è stato prodotto può essere riusato, riciclato ?
  • E’ un oggetto durabile nel tempo o soggetto a veloce usura/rottura e quindi trasformarsi velocemente in spazzatura ?
  • Il prezzo è adeguato ? E’ troppo basso o troppo alto rispetto al suo valore ?
  • Ho la necessità che mi venga ulteriormente imballato o imbustato ?
  • Gli imballi sono riciclabili o riutilizzabili ?

Sembrano domande banali, talvolta anche sciocche, ma vi posso assicurare che senza prese di posizione “talebane”, anche solamente porsi il problema aiuta ad intraprendere quel percorso che vi dicevo prima. Ed in gioco c’è il nostro futuro ed il futuro dei nostri figli, che potrebbero trovarsi sommersi di spazzatura in un mondo inquinato per colpa nostra e dei nostri genitori.

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