Noi, 35 enni di oggi, la generazione perduta

L’allarme lo ha lanciato l’ISTAT: l’Italia è un paese a natalità negativa, che riesce a mantenersi a crescita zero solo grazie ai flussi migratori ed ai figli degli immigrati, evidentemente più propensi a procreare degli italiani.

L’età media del paese è 44 anni, con un costante aumento degli ultrasessantacinquenni (siamo oltre il 24% della popolazione) e riduzione dei giovani fino a 14 anni, adesso intorno al 13,9%.

Complice l’aumento dell’aspettativa di vita, questa mutazione del contesto in cui noi 35 enni, nati tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni ’80, ha di fatto provocato una mancanza di turnover nelle gerarchie, ad iniziare da quelle politiche per continuare su quelle lavorative. Non che l’Italia abbia mai brillato per mobilità sociale ma certamente l’attuale contesto, che vede la società sclerotizzata all’interno di strutture congelate da anni, non favorisce in alcun modo né la meritocrazia né la sicurezza familiare dei giovani. Così assistiamo impotenti ad un aumento della disoccupazione giovanile, arrivata al 44,2% tra i giovani, per una evidente mancanza di mobilità e naturale rotazione: con l’innalzamento dell’età della pensione, 7 milioni di lavoratori italiani hanno più di 50 anni. E questo provoca un conseguente ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro per le nuove generazioni:

Grafico tratto da “Over 50: istruzioni per l’uso” di Randstad
Grafico tratto da “Over 50: istruzioni per l’uso” di Randstad

Le conseguenze sono evidenti: il ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro, che coincide con la conquista dell’indipendenza economica, provoca una distorsione sia nella gestione dei contributi previdenziali (chi pagherà le pensioni nei prossimi anni ?) che nell’intero flusso economico e sociale del Paese, immobilizzato in un ritardo di almeno 10 anni.

Il raggiungimento dell’indipendenza economica in ritardo ha provocato uno spostamento in avanti dell’età in cui si fanno figli, biologicamente meno favorevole e ne consegue il drammatico dato del 1,23 figli per coppia, oltre all’aumento vertiginoso di casi di sterilità di coppia e ricorso alle pratiche di fecondazione assistite (un business di cui parleremo): avete notato l’aumento dei parti gemellari ?

La mia generazione è qui, arenata a tempo indeterminato in questo gap tra chi ha conquistato l’indipendenza economica ed ha fatto anche carriera, ed i giovani di oggi che grazie alle nuove iniziative di mobilità, come Erasmus, hanno la possibilità di conoscere il mondo e di spostarsi altrove con più facilità (e qui si assiste ad un altro triste fenomeno: la fuga dei giovani all’estero). A 35 anni la voglia di fuggire è poca, forse troppo adagiati sulle mille speranze che i nostri genitori hanno riposto in noi, illusi di poter avere successo grazie alla Laurea. Ed il sogno del “posto fisso” ci è stato lentamente rubato dalle mani, insieme al futuro, sballottati tra lavoretti saltuari, contratti precari, promesse ed illusioni. In una società che si sta chiudendo a riccio sulla nostra generazione perduta, schiacciata tra il peso crescente degli anziani e l’assenza di supporto dei “nuovi giovani”, incapaci di reagire e vittime di quel retaggio culturale che ci porta ad essere succubi dell’establishment creato dai nostri padri a loro uso e consumo, nella speranza -un giorno- di potersi sostituire a loro.

 

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