Marketing Politico-Elettorale

Premetto che non sono un esperto di marketing né un politologo né un sociologo. Ho qualche banale infarinatura, dovuta ad esami universitari, ma nulla di più pertanto quanto scrivo è frutto della mia idea e non è “oro colato”. Magari, se scrivo qualche emerita cavolata, prego i miei lettori di segnalarmelo.

In questi giorni sono stati più volte apostrofato in merito alle mie opinioni sulle responsabilità dell’elettore, con diverse persone che, paragonando l’elettore ad un cliente, ripetono che “ha sempre ragione”.

Personalmente non me la sento di accettare tale paragone: l’elettore non è un cliente, per il semplice motivo che un cliente compie scelte sulla base di necessità individuali (ed egoistiche) mentre l’elettore dovrebbe avere una maggiore attenzione verso la società ed il contesto in cui vive, quando sceglie a chi affidare il suo futuro.

Da qualche decennio in poi, le forze politiche hanno assunto contorni decisamente più sfumati, tanto che oggi è faticoso distinguere le ideologie di “destra” e di “sinistra”, in quanto entrambi gli schieramenti sembrano avere ideologie sovrapponibili o quantomeno simili. Questo ha determinato, o è stato determinato, da una sempre maggiore impersonificazione della politica che non è più fatta di ideologia (o idee) ma di persone, o leader.

Questa caratteristica “leaderista” si denota ancora di più nelle elezioni amministrative, dove un “leader” viene candidato Sindaco ed appoggiato da liste comunicativamente irrilevanti o, quantomeno, scarsamente influenti sull’elettorato. Il risultato del voto disgiunto ne è la prova più evidente: nel caso della Vigni, ad esempio, è stata premiata la persona (Laura Vigni, 2999 voti) e non le liste che la appoggiavano (1924 voti in totale), con oltre 1000 voti di differenza.

Simile risultato anche per le altre due “coalizioni” dalla forte leadership, come quella capitanata da Eugenio Neri (6809 voti) contro i 5662 voti delle liste ad esso collegate, o quella di Bruno Valentini (11520 voti) con 10952 delle liste collegate.

Opposta situazione, che denota un rifiuto dell’elettorato per il cosiddetto “leader”, si è avuta con la lista Siena Futura ed i suoi 1513 voti, contro i 1417 del suo leader Mauro Marzucchi. Analoga situazione per la lista 53100.

Un ridotto scarto di voti, come per la lista MoVimento Siena 5 Stelle (300 voti), Cittadini di Siena (263), Impegno per Siena (284) denotano una minore influenza del leader a favore della lista ad esso collegata.

Alla fine credo che sia necessario considerare diversi tipi di elettorato, o di voto:

Voto di “religione”: qualunque cosa accada o faccia il mio partito/forza politica di riferimento, io continuerò sempre ad appoggiarlo ed a dargli fiducia. Qui si può accostare il voto del cosiddetto “meno peggio”, ovvero pensare di non avere altra scelta che continuare ad appoggiare la medesima forza politica di sempre per mancanza di alternative.

Voto di “convenienza”: ho una convenienza diretta ad appoggiare un certo partito, sia per motivi lavorativi (“mi hanno trovato il posto…”) che clientelari. Qui si può inserire il cosiddetto “voto parentale”, ovvero ho un parente/familiare/amico candidato e lo voto a prescindere dalle idee o posizioni politiche della lista, ed il voto “di pancia” ovvero quello che lascia ammaliare da promesse tipo “aboliremo l’IMU” e cose simili.

Voto di “opinione”: questo è il voto più critico, più vero. Questo dipende dall’opinione che l’elettore ha di una certa forza politica, determinata sia dalle idee programmatiche che dalle persone che ne fanno parte. Qui possiamo considerare anche l’area del “non voto”.

In campagna elettorale le varie forze politiche devono lavorare per smuovere principalmente il voto di opinione, che rappresenta quella percentuale più facilmente acchiappabile. Si può anche puntare sul voto di convenienza, attraverso forme clientelari e di marketing politico spesso più vicine ad un modo di fare “mafioso” che democratico (esempio può essere il ricatto “se vinco io/il mio partito, il tuo posto di lavoro è garantito altrimenti….”) oppure attuando le classiche promesse elettorali (“vi garantisco che manterremo aperte queste realtà..bla bla bla…“) che, invariabilmente, cadono nel dimenticatoio disattese.

Si evince finalmente come, in una normale competizione elettorale, la sfida sia quella di concentrarsi sul voto di opinione. E qui entra in gioco il marketing politico-elettorale:

“Il marketing commerciale vuole “vendere” al consumatore, il marketing politico vuole “servire” il cittadino-elettore.[…] Il marketing politico è la gestione ottimale tra offerta e domanda politica, tra partito ed elettorato, tra progetto politico ed elettore-cittadino”¹

Ma in un contesto politico sfumato come quello che ho descritto inizialmente, come si può cercare di distinguersi ? Certamente le idee sono importanti, così come il programma. Stessa importanza assume la comunicazione ed anche le persone che si offrono di portare avanti, anche con le proprie azioni, le idee che si vorrebbe proporre.

Si può anche attuare una strategia populista e demagogica, come quella del “meno tasse, più lavoro“, ma dopo 60 anni che la propongono tutti, da destra a sinistra, chi ancora abbocca è quantomeno ingenuo.

Ci troviamo così come in un mercato con banchi che offrono “prodotti” (idee), con insegne pubblicitarie più o meno accattivanti. L’elettore maturo dovrebbe ignorare la “pubblicità” e concentrarsi sul “prodotto”, ma il contesto dove ci troviamo a vendere è ben diverso da quel modello ideale che vede un elettorato consapevole e responsabile. Così anche la pubblicità assume la sua importanza e qui entrano in gioco anche fattori economici ed organizzativi: chi più spende, ovviamente, potrà permettersi campagne elettorali più impattanti, migliori, diffuse. Anche l’organizzazione che si ha dietro è importante ed è innegabile che il PD, con i suoi circoli Arci disseminati per tutto il territorio, ha avuto l’opportunità di sfruttare una risorsa molto potente (anche se lì si “gioca in casa“, pertanto i voti spostati sono veramente pochi…).

Possiamo semplificare dicendo che una parte di elettorato si farà ammaliare da volantini con facce sorridenti e colori sgargianti mentre un’altra parte cercherà nel programma la bontà -o meno- delle proposte, ovviamente secondo i proprio parametri di valutazione.

Ovviamente anche il contesto stesso in cui si applica il risultato elettorale ha la sua importanza: elezioni politiche nazionali avranno grandi tematiche come elemento di traino mentre nelle amministrative conteranno molto le proposte pragmatiche in merito alle necessità del territorio.

Nelle elezioni amministrative si avrà un voto di convenienza molto più forte rispetto alle politiche, in quanto i legami sono più diretti e forti.

Questo chiarimento era necessario perché è opportuno cogliere le differenze tra il risultato delle politiche e quello delle amministrative secondo parametri reali e non una semplice comparazione dei numeri.

Torniamo al nostro contesto, elezioni amministrative a Siena e voto di opinione, che rappresenta probabilmente una grande fetta di quei 2194 voti che il MoVimento Siena 5 Stelle ha conquistato.

Compariamo le differenti campagne elettorali. C’è stato chi è sceso in piazza, per le strade, tra la gente e chi ha preferito concentrarsi nei circoli e negli auditorium. Chi ha puntato su un marketing cartaceo (volantini e materiale informativo) esplicativo e lussuoso (belli i libretti del programma della lista 53100) e chi ha preferito slogan ad effetto e comizi elettorali (perlopiù deserti).

Scontro diretto tra il M5S ed il PD giovedì 23.05, quando nella stessa serata è arrivato a Siena sia Beppe Grillo che Renzi. Il primo sul palco allestito presso i giardini de “La Lizza”, il secondo nel più comodo auditorium (da 340 posti circa) dell’università per Stranieri.

Anche questa scelta denota una differenza sostanziale: un Auditorium è più facile da far sembrare “strapieno” rispetto ad una Piazza, soprattutto grande e dispersiva come La Lizza. E la “vox populi” del giorno dopo è comunque un importante veicolo di marketing (“…da Renzi l’auditorium era strapieno !!!“). Si conta che alla Lizza abbiamo partecipato circa 1500 persone ma le foto davano all’apparenza una piazza meno strabordante rispetto alla ristretta aula magna dove vi erano tante persone in piedi.

Insomma, tutto fa brodo -anzi marketing-, ed ecco che ad esserne penalizzati sono quei movimenti e gruppi che non hanno possibilità né di attingere a cospicue somme di denaro né ad “infrastrutture di comunicazione” consolidate. Considerate poi una palese avversione (o quantomeno “scarso interesse“…) della stampa locale nei nostri confronti e capirete le immense difficoltà ne far arrivare il nostro messaggio all’elettorato, perlomeno quello del voto di opinione.

Per questo, al netto di tutte le considerazioni fatte fino ad ora, considero il nostro 8,55% un grande risultato.

Soprattutto in una città come Siena dove vi è una grande fetta di elettori da voto di religione (“omini degli orti e donnine della coppe“) e voto di convenienza (innegabile che la commistione politica tra Banca MPS e PD influisca anche sull’esito elettorale).

Il MoVimento Siena 5 Stelle ha catalizzato quella parte di elettorato che non ha più nulla da perdere né favori da restituire. E spera in un futuro migliore.

¹ Il marketing politico ed elettorale: politica, partiti e candidati a servizio dei cittadini-elettori, Antonio Foglio, FrancoAngeli, 1999, ISBN 8846411277, 9788846411273

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