Lo smartworking e i piccoli borghi italiani

Questo pomeriggio sono arrivato a Ruota, un piccolissimo borgo aggrappato alla montagna nel comune di Capannori, provincia di Lucca. È un borgo “famoso” per la rappresentazione del presepe vivente, nel periodo natalizio, ma vi anticipo subito che per raggiungerlo c’è una stretta stradina di montagna dove due auto faticano a “scambiarsi”.

Passeggiando per le vie silenziose del borgo, dove un gruppo di chiassosi bambini giocava in sella alle loro biciclette come difficilmente si riesce a vedere nelle nostre città, ho pensato a come deve essere stato vivere qui durante il faticoso lockdown che abbiamo affrontato, e che probabilmente dovremmo affrontare nuovamente a breve.

L’Italia rurale, lontana dal caos delle città e dai ritmi frenetici del quotidiano, penalizzata dall’assenza di servizi e negozi, ha avuto la sua meritata riscossa proprio in quel periodo, affrontando la durezza del blocco con molta meno sofferenza, senza stravolgere più di tanto i ritmi già lenti del suo quotidiano.

Questi borghi, nati in periodi in cui la campagna e il bosco riuscivano ancora a essere settori trainanti dell’economia locale, hanno poi subito un pesante spopolamento dovuto alla maggiore disponibilità di lavoro, ricchezza e servizi delle città, innescando un circolo vizioso difficile da rompere.

La tecnologia, unita a un diverso modo di concepire l’attività lavorativa come il cosiddetto “smart working“, potrebbe invertire la tendenza, facendoci riscoprire la tranquillità di vivere in un borgo di poche anime, dove tutti si conoscono e dove la vita scorre lenta e senza stress. Del resto, basta avere una connessione ad Internet. E quella, bene o male, ormai è quasi ovunque.

C’è chi sta cercando di sfruttare questa tendenza per ripopolare il proprio comune, come Santa Fiora, in provincia di Grosseto, che ha lanciato lo “smart working village”: “il paese alle pendici del Monte Amiata propone un bando per chi vuole venire ad abitare qui, anche temporaneamente, offrendo un contributo per l’affitto“. Sul sito web www.vivinpaese.it è possibile, per i nomadi digitali, consultare le opportunità di affitto nel ridente borgo toscano.

Del resto, lavorando davanti a un PC, meglio gustarsi un bel panorama che il grigiume dei palazzi. Respirare l’aria frizzante della campagna che lo smog della città. Apprezzare i rapporti umani dei piccoli borghi, dove tutti si conoscono e si salutano, che la maleducazione e l’individualismo spinto agli eccessi delle grandi città. Anche i servizi potrebbero tornare a rifiorire, spinti dall’arrivo di nuovi potenziali clienti, innescando un interessante rinascita della vita rurale “slow”.

Insomma, avendo già il privilegio di lavorare davanti a un PC e vivere in una zona di campagna, a pochi chilometri dalla città, non posso che confermare i vantaggi del vivere “smart & slow“: tra una analisi dei log e una risposta alle richieste di assistenza, uscire a piedi per andare alla bottega a comprare il pane, respirando la frizzante aria di campagna senza il rischio di essere travolto dalle auto è un vantaggio che sto apprezzando moltissimo.

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