La difficoltà di farsi ascoltare

Da almeno 15 anni a questa parte il mondo è radicalmente cambiato. Grazie ad Internet, l’informazione globale si è unita in quel “mondo piatto” teorizzato da Friedman nel suo famoso trattato che racconta “un pianeta in cui le distanze si sono annullate, in cui non ha più nessuna importanza in quale angolo della terra ci si trovi, perché il mondo è diventato del tutto trasparente, accessibile, percorribile in lungo e in largo.” (Il mondo è piatto. Breve storia del ventunesimo secoloThomas L. Friedman).

Tutta questa trasparenza ed accessibilità, arrivata alla sua massima espressione con i social networks, ha anche sgradevoli conseguenze, come quella che provocatoriamente ha rimarcato lo stesso Umberto Eco,

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli»

senza contare il triste fenomeno degli haters, seminatori di odio, che sempre grazie alla Rete ed alla sua assenza di barriere si lanciano in battaglie morali a suon di insulti, offese e minacce (Proviamo a usare internet per scoprire il mondo invece che per insultare, Nicola Lagioia).

Insomma, in questo mondo pieno di informazione, inondato dall’assordante rumore dei trolls, degli haters, degli imbecilli, di chi non ha nulla da dire ma lo vuole far sapere al mondo, il problema non è poter parlare ma semplicemente farsi ascoltare: il paradigma dell’informazione si è letteralmente rovesciato.

Farsi ascoltare, ovviamente, è tutt’altro che semplice. Ed è anche semplice perdere l’autorevolezza conquistata in anni di duro lavoro, come dimostra la recente vicenda di Gianni Morandi in merito alla gestione del suo profilo (Gianni Morandi su Facebook non è Gianni Morandi? Fan delusi, lui chiarisce: “Mi aiuta Anna”, Quotidiano.net, 10.11.2015).

Basta poco, una foto sbagliata, una frase stupida, un tweet di troppo a perdere il proprio agognato ruolo di influencer (Le star del web: il business degli influencer, Ninja Marketing) e cadere giù nel “rumore di fondo”. E più si è in alto, più è rischioso cadere.

Molti si chiederanno: ma come si fa a salire ?

E’ dura. Molto dura. Ci vuole pazienza, determinazione, strategia e pianificazione. E tempo. Un buon influencer è un esperto del suo settore ma ha saputo costruire il suo percorso nel tempo, partendo come tutti da zero. Se non altro, infatti, Internet è molto più democratico di qualsiasi altro mezzo di informazione: tutti abbiamo accesso, più o meno, alle medesime risorse. Certo, chi può pagare è facilitato ma i soldi, qui, non sono tutto.

Come primo esempio mi viene sempre in mente i “blog” ed il ruolo del “blogger” come un antagonista del giornalista mainstream (Blogger in Italia, chi sono e di che cosa si occupano, Linkiesta): liberamente, chiunque sul suo blog può scrivere ciò che vuole come vuole. Senza censura, senza regole, senza alcuna pretesa di autorevolezza. Ma solo i blogger autorevoli riescono a salire e diventare influencer, come dimostra l’esperienza di Beppe Grillo ed il suo blog, nato nel 2005, che ha generato un movimento politico nazionale in pochi anni. Il Blog di Beppe Grillo, il più letto in Italia ed uno dei primi 10 al mondo, ha raggiunto una tale influenza da poter influire la linea politica nazionale ed incidere attivamente anche sui canali di informazione ufficiali.

Ma come ha raggiunto tutto questo potere, soprattutto dopo che Grillo ha abbandonato i canali di comunicazione tradizionali ? Innanzitutto ha parlato di temi, di contenuti. Ha poi cercato il coinvolgimento degli utenti, invitandoli a costruire dei “circoli”, i Meetup, locali che hanno amplificato i suoi messaggi ed i temi trattati sul blog. Da qui, sfruttando il Blog come base di coordinamento, ha lanciato iniziative nazionali (ricordate i Vaffa-day ?) ed è entrato direttamente nell’agone politico con le prime liste civiche, per crescere fino al nazionale ed al parlamento europeo. E’ stato un lavoro di anni, di tempo e di soldi. E di temi. Tematiche che spaziano dall’ambiente alla salute all’energia, ai trasporti alla società. Difficilmente ho trovato post di polemica nel Blog, così come di post palesemente inutili. Certo, qualche scivolone c’è stato in questi oltre 10 anni di vita ma il 99% del contenuto è ricco di informazioni, tali da renderlo una fonte interessante da consultare.

Ecco come si diventa influencer: trattando di temiQuesto è il miglior consiglio che posso dare. Gli altri lasciamoli giù, nel rumore di fondo.

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