Ho provato (per lavoro) la bici a pedalata assistita

L’ho premesso: per lavoro. Sono arrivate proprio ieri le tre biciclette a pedalata assistita che l’Università di Siena, grazie all’impegno del Mobility Manager (capisco che l’inglese è fico ma… “addetto alla mobilità” ?), ha noleggiato per gli spostamenti del personale interno.

Inaugurate ieri, ho deciso di provarle per un intervento a San Miniato, caricando i tre terminali VoIP e la borsa di lavoro per raggiungere, da San Vigilio, la sede degli Istituti Biologici dell’Università di Siena distanti circa 3,5 km.

Premetto subito che non sono un abile ciclista né amo particolarmente la bicicletta come mezzo di trasporto, preferendo di gran lunga il “cavallo di San Francesco“, ma debbo ammettere che oltre che divertente (ed a tratti faticoso), l’esperienza è stata anche comoda e proficua: in neanche 1 ora ho percorso la strada in andata, effettuato l’intervento e percorso la strada del ritorno, passando dalla famigerata salita di Via degli Orti, nel bruco, affrontata con la dovuta calma e l’aiuto del motore elettrico. In auto, tra il traffico ed il parcheggio, certo non vi avrei messo meno.

Tuttavia l’esperienza mi ha permesso, come già avevo ipotizzato nei miei ultimi post a proposito del servizio di bike sharing a Siena, di “subire” in prima persona tutti i dubbi già esperiti:

  • Mancanza cronica di piste ciclabili: fuori dal centro storico, lungo le arterie del traffico cittadino (Viale Mazzini, Viale Bracci…), in momenti di corposa affluenza diventa veramente pericoloso affrontarle in sella ad una bici. Gli spazi a disposizione sono ridicolmente stretti e mettono a dura prova sia il ciclista che la pazienza degli automobilisti.
  • Condizioni pessime del manto stradale cittadino. In sella ad una bici qualsiasi asperità viene amplificata, così che tutti i (numerosi) difetti delle strade senesi sono esponenzialmente più pericolosi: buche, dossi, tombini scivolosi e canalette per l’acqua rappresentano un percorso ad ostacoli oltre il limite della tollerabilità.
  • Maleducazione diffusa. Su questo ultimo tema le amministrazioni possono ben poco ma, anzi, verrebbe da dire che sono il riflesso del comune modus vivendi contemporaneo: capisco le frustrazioni e le insoddisfazioni della vita ma –santoddio!– invece di sfogarvi al volante fatevi una sana e piacevole scopata, no ?

Per concludere, esperienza positiva, piacevole ed anche rilassante (tranne quando alcuni automobilisti non hanno perso l’occasione di esplicitare la loro frustrazione), oltre che positiva per l’ambiente e per il proprio fisico.

P.S. Vorrei ricordare la normativa relativa al transito delle biciclette, art. 182 del Codice della Strada, in particolare il comma 1: “I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro. “, oltre che l’art. 148 sul sorpasso. Inoltre è bene ricordare che le biciclette, in quanto veicoli, sono soggette alle medesime norme degli altri veicoli.

 

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