Frutta e verdura a pochi euro

Guardate la foto. L’ho scattata venerdì 14 agosto alle ore 12:30 circa a Sarconi, provincia di Potenza, per immortalare l’acquedotto di fine ‘800 voluto da Camillo Benso conte di Cavour.

Sotto la struttura, un grande campo di zucca puntellato di operai intenti a raccogliere zucchine, dietro il trattore che trasporta le cassette con la merce. Operai tutti stranieri: rumeni, indiani, cingalesi… neppure un italiano a bruciarsi sotto il sole estivo per pochi euro. Forse, l’unico italiano era l’autista dello scassato furgoncino bianco che stipava decine di operai per accompagnarli nei campi al lavoro.

Eppure nella zona, come gran parte del meridione, la disoccupazione è a percentuali altissime. I giovani emigrano al nord o fuggono all’estero, alla ricerca di un futuro. I meno giovani si arrangiano, come possono, tra lavori saltuari, precariato e sussidi di disoccupazione. E nei campi delle imprese agricole lavorano gli stranieri.

Perchè ? Forse gli stranieri “ci rubano il lavoro” ?

No, in realtà gli italiani costano troppo. Gli italiani non sono disposti a morire di lavoro per pochi euro come Mohammed, stroncato da un infarto mentre raccoglieva pomodori in un campo nella provincia di Lecce.  E quanti di quelli che mi leggono sarebbero disposti ad alzarsi alle 2-3 del mattino per andare a lavorare nei campi della puglia per pochi soldi, come le braccianti agricole recentemente balzate agli onori delle cronache dopo alcune inchieste giornalistiche ?

I nostri nonni, dopo la fine della seconda guerra mondiale e dei grandi latifondisti e mezzadri, hanno lottato per conquistare il diritto allo sciopero, al giusto salario, ai contratti e reclamato tutele per le classi lavoratrici. In poco più di mezzo secolo, l’Italia sembra essere tornata indietro agli anni dello sfruttamento, della schiavitù mascherata da mezzadria (oggi chiamata “collaborazione” o “cooperativa”), dove gli ultimi, gli immigrati, hanno scatenato una guerra al ribasso con gli italiani, tra la complice indifferenza della classe politica.

Complice, perché da una parte abbiamo sindacalisti in carriera, lanciati alla conquista di qualche scranno a Montecitorio dove godersi una meritata pensione, come Gigi Bonfanti, segretario pensionati Cisl, “fiero” dei suoi 225 mila euro lordi annui. Dall’altra politicanti populisti che sfruttano il tema dell’immigrazione per fomentare la frustrazione popolare, additando gli immigrati come la causa della pessima situazione italiana.

E non si vede luce in fondo al tunnel perché il problema non sono le leggi, che ci sono ed anche in abbondanza, ma la complicità della classe politica con gli sfruttatori di manodopera a basso costo, alla quale deve aggiungersi l’assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine.

Ma tanto, alla fine, c’è sempre un centro commerciale aperto dove trovare frutta e verdura a 1€ al kg per riempirsi la pancia.

Su Internazionale “Cinque regole per sconfiggere il caporalato” di Wolf Bukowski: http://www.internazionale.it/opinione/wolf-bukowski/2015/08/26/cinque-regole-per-sconfiggere-il-caporalato

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