Democrazia sul web

Anche ieri mattina, girando per gli uffici ad installare i nuovi telefoni VoIP, sono incappato in un gruppo di colleghi particolarmente sensibili alla politica con i quali ho avuto un confronto, a tratti acceso ma mai irrispettoso, sulle rispettive posizioni.

A prescindere dalle tante provocazioni del tipo “voi sapete solo distruggere e non governare” o “c’è Grillo e quell’altro capellone che decidono tutto e fanno le espulsioni“, compresa l’immancabile “potevate fare l’alleanza…“, una affermazione mi ha colpito particolarmente: “…e poi, con questa storia della democrazia sul web, i click…suvvia -ma siamo seri !- come pensate di governare così ?“.

Considerando che sulle implicazioni del Web sulla Politica c’ho pure scritto la mia tesi di laurea (Sociabilità e politica nell’era del Web 2.0), credo che ci sia molto di più delle solite affermazioni demagogiche e populiste di chi si ostina a voler comunque trovare qualcosa da criticare in un MoVimento che, al di là delle reciproche e rispettabili opinioni, è oggettivamente meno attaccabile di molte altre forze politiche.

Alla fine, dobbiamo considerare che il Web è semplicemente uno strumento che azzera le distanze: permette di eseguire azioni, come il voto, da remoto, senza doversi presentare fisicamente ad un seggio, con tutte le relative complicazioni. Il web, al netto delle opportune strategia per la tutela della riservatezza e sicurezza dei dati e delle connessioni, permette di entrare in contatto con milioni di elettori e chiedere loro di fare una scelta, di votare: semplice esercizio democratico che, sfruttando le nuove tecnologie, semplifica enormemente le consultazioni.

Pensiamo ad esempio alle primarie del PD: un iscritto deve recarsi fisicamente al seggio più vicino ed esprimere, su carta, la sua scelta. Questo implica uno spostamento fisico dalla propria residenza al seggio, lo spreco di carta per le schede elettorali, il tempo richiesto ai volontari per le operazioni di voto e di successivo scrutinio etc etc etc… il tutto infarcito ovviamente da alcuni rischi:

  • errore umano nel conteggio delle schede
  • autenticazione e certezza dell’elettore (come abbiamo visto, alcuni hanno votato in due seggi diversi)
  • difficoltà nella verifica della congruità tra il numero di votanti e dei voti effettivamente ricevuti

Come già visto in un recentissimo passato (“Brogli e sospetti affondano le primarie“, da Il Corriere), i rischi evidenziati non sono affatto teorici.

Dall’altro lato, le “primarie” sul Web del MoVimento 5 Stelle: ogni iscritto ha le sue credenziali per l’accesso al portale (sistemaoperativom5s.beppegrillo.it) e, accedendovi, può esprimere il suo voto comodamente da casa o dallo smartphone, ovunque si trovi nel mondo. Anche questo, tuttavia, comporta dei rischi:

  • furto delle credenziali
  • iscrizioni “farlocche” (anche se ad ogni richiesta di iscrizione viene chiesto di caricare il documento di identità valido)
  • sicurezza e certificazione del voto

si può minimizzare il problema del furto delle credenziali, attraverso strategie di verifica come l’OTP (On Time Password, come una chiave temporanea inviata via SMS sul cellulare dell’utente registrato), ma per le iscrizioni “farlocche” (infiltrati che si iscrivono con l’unico scopo di alterare il voto) c’è ben poco da fare. Il problema ovviamente è comune ad entrambe le modalità di voto: chi mi avrebbe impedito di prendere la tessera del PD e votare alle primarie ? 

C’è poi il problema, annoso, della sicurezza e certificazione del voto (Voto online Movimento 5 Stelle: insicuro e poco trasparente, da Tomshw), che comunque è verificabile attraverso la verifica dei log degli accessi al server e delle operazioni di voto: non è un lavoro facile né veloce ma permetterebbe, con ragionevole sicurezza, di certificare il numero dei votanti e la congruenza dello stesso con i risultati. A differenza dei fogli di carta, dove è impossibile distinguere un voto vero da uno fasullo, sulla Rete tutto viene registrato…

Per finire, due parole sui costi: una votazione fisica composta una notevole spesa, come già visto, anche solamente per la fase organizzativa. Le votazioni sul web, esclusa la spesa per la creazione e mantenimento dei sistemi deputati al voto, sono pressoché gratuite e di immediata attuazione, tanto da rendere effettivamente possibile implementare la tanto agognata democrazia diretta.

Chi ancora ritiene che le tecnologie informatiche non siano sufficientemente mature, forse è bene che sappia dell’esistenza di paesi europei che hanno adottato l’e-democracy, rilasciandone pubblicamente i sorgenti (e-Voting open source: Estonia pubblica i sorgenti del proprio sistema elettorale, Leonardo.it): questa strategia permette a tutti i cittadini di verificare personalmente la sicurezza dei sistemi adottati, secondo il principio della trasparenza del codice.

Anche in Italia, oltre al Sistema Operativo del MoVimento 5 Stelle, esistono piattaforme di e-Democracy, come la partecipaMI adottata dal Comune di Milano: “è l’iniziativa della Fondazione RCM dedicata ai cittadini milanesi e ai loro rappresentanti nelle istituzioni locali per fornire loro spazi e strumenti di partecipazione alla vita/gestione della città.

Voglio anche citare una esperienza locale, IDEM, “la risposta fornita da parte delle pubbliche amministrazioni della Toscana Centro-Meridionale alle tematiche del coinvolgimento dei cittadini ai cicli di vita della politica locale attraverso le moderne tecnologie di informazione e comunicazione (e-democracy) ed è stato presentato sul recente bando di sviluppo della “cittadinanza digitale” promosso dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie.”, per la quale ho posto una interrogazione all’amministrazione comunale senese e di cui potete vedere tutti i dettagli qui: Interrogazione in merito al progetto IDEM.

Spero con queste mie righe di aver chiarito meglio la questione della Democrazia sul Web e rimango, come sempre, a disposizione per eventuali domande o chiarimenti.

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