Comic-Sans, il font più odiato al mondo

“Se lo ami, non sai molto di tipografia; anche se lo odi non sai davvero molto di tipografia, e dovresti trovarti un altro hobby.”
Vincent Connare, creatore del Comic Sans

Il carattere che scegliamo per redirigere un testo è una scelta. Scelta che dipende da alcuni fattori, tra cui l’autorevolezza che vogliamo dare al documento e la platea degli utenti a cui desideriamo rivolgerci.

All’inizio era il punzone

Prima dei computer, il font era generalmente quello della tipografia, della macchina da scrivere o la scrittura manuale. Con l’avvento dei PC e dei word processor, anche la flessibilità nel comporre un testo o un documento si è ampliata, aggiungendo la possibilità di scelta del carattere.

Una scelta non da poco, soprattutto oggi che esistono migliaia di caratteri diversi, per ogni esigenza, con grazie o senza grazie, moderni, corsivi, hand-writing, famosi o particolari. Il mondo dei font è un microcosmo incredibilmente complesso, ad iniziare dai tanti elementi che compongono un carattere.

La rivoluzione dei Word processor

Nei moderni sistemi di word-processing (volgarmente, “Word”) troviamo già preinstallata una gamma abbastanza completa dei font standard: Times New Roman, Verdana, Sans Serif, Arial, Wingdings, Comic Sans…. per rispecchiare le varie esigenze di scrittura degli utenti.

I font con le grazie (le impercettibili apicine sulla parte bassa di ogni carattere) sono generalmente più facili da leggere e, soprattutto per i documenti di lavoro, si utilizzano font come il Times New Roman o il Serif. Alcune istituzioni scelgono di avvalersi di caratteri “istituzionali”, come ad esempio il Bodoni o l’Helvetica. Altre, invece, più per pigrizia che altro, rinunciano ad indicare ai loro funzionari quali caratteri utilizzare per i documenti e così, spesso, ne viene fuori un risultato al limite del grottesco, come ad esempio l’abuso del Comic Sans.

Usare con moderazione

Non voglio dire che il Comic Sans sia un font da non usare, sia chiaro. Solo che la sua natura scherzosa (“Comic” sta proprio per “comico“) non lo rende particolarmente adatto per i documenti ufficiali o per usi istituzionali. Come scrive un simpatico articolo della BBC di qualche anno fa…

it’s a typeface that doesn’t really want to be type. It looks homely and handwritten, something perfect for things we deem to be fun and liberating. Great for the awnings of toyshops, less good on news websites or on gravestones and the sides of ambulances.

“What’s so wrong with Comic Sans?”, BBC

Non è un font istituzionale

Negli anni mi è capitato di vedere il Comic Sans usato un po’ ovunque, anche in situazioni dove -sinceramente- è del tutto fuori luogo. Documenti ufficiali provenienti da amministrazioni pubbliche, cartelli e indicazioni turistiche, bruchure, volantini… talvolta sembra quasi che, per “voler fare il simpatico”, qualche zelante funzionario abbia deliberatamente scelto questo font senza rendersi realmente conto di quanto ridicolo possa essere, alla fine, il risultato.

Quando ne ho avuto l’occasione ho chiesto i motivi di una simile scelta. La reazione, generalmente, è di sorpresa: chi si mette a sindacare sulla scelta di un font? Sarà una deformazione professionale dettata dalla mia passione per la programmazione ma ritengo che i dettagli siano tra gli indicatori della qualità di un prodotto, che sia un manifesto, un volantino o una lettera ai genitori.

Il font più odiato al mondo

Negli anni (il Comic Sans è stato creato nel 1994 da Vincent Connare, sviluppatore in Microsoft, in soli 3 giorni…) l’abuso di questo font ha scatenato diverse campagne di odio, tanto da essere “il font più odiato al mondo“. Sulla scia dell’indignazione sono state lanciate anche campagne importanti a sfondo benefico, come la “Comic Sans for Cancer“, che ironizzando sulle conseguenze dell’uso smodato del Comic Sans, ha raccolto fondi per la ricerca sul cancro:

The campaign had a global online reach of 13 million people, raised over NZD$12,000 for Cancer Research UK and has been featured in a wide range of publications/blogs such as Mashable, Creative Review, Design Week, Digital Arts, Design Taxi, The Independent and The New Statesman.

Can Comic Sans have a positive effect on society?, Behance

oltre che innumerevoli blog e pagine Facebook dove vengono raccolti gli abusi di questo font, come “Ban Comic Sans.com” (presente anche su Twitter) o “Ban Comic Sans – Because even Tumblr is not immune from the devil’s font.“, che le varie manifestazioni di protesta (scherzose, per carità!).

Think before click

Ricapitolando, non è vietato usare il Comic Sans. Solo che andrebbe valutata attentamente l’opportunità di usarlo. Ad esempio, trovo che sia un font adatto per gli inviti alla festa di compleanno del proprio figlioletto. Meno per una lettera al capo-ufficio, al segretario o agli utenti.

Ebbene si, lo ammetto: l’ispirazione per questo post mi è nata quando ho ricevuto, da un ente pubblico, un modulo di iscrizione scritto in Comic Sans. Anzi, e qui la cialtronaggine è davvero massima, in dual-font: mezzo in Times e mezzo in Comic Sans. Come se l’autore, un po’ per incompetenza e un po’ per cialtroneria, avesse integrato un documento già esistente o fatto un copia-incolla tra più documenti.

Quindi, concludendo, fatevi e fate a tutti noi un grande favore: NON USATE IL COMIC SANS. A meno che non sia per l’invito al compleanno di vostro figlio.

P.S. Se vi serve l’ispirazione per un font, potete consultare uno dei tanti siti web disponibili, come 1001 Free Fonts o DaFont.

P.P.S. Se volete saperne di più su questo font, gustatevi il video in cui Vincent Connare ne racconta la nascita.

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