Apple nelle scuole statali ? No, grazie.

“Lo stato moderno non ha più nient’altro che diritti: non riconosce più i doveri.”
Georges Bernanos

Meritevole di lode l’intervento del MoVimento 5 Stelle della Regione Campania che, con la restituzione di oltre 105.000€ decurtati dai propri stipendi, ha permesso all‘Istituto Tecnico Commerciale e Industriale “Salvatore Rampone” di Benevento di allestire nuove aule informatiche e laboratori per gli studenti, pesantemente danneggiate dall’alluvione dell’ottobre 2015.

La premessa è indispensabile per non minimizzare l’intento benefico dell’operazione, che però ha visto -come si apprende dalle foto circolanti in Rete-, da parte probabilmente dei responsabili dell’istituto, l’acquisto di costosissimi PC all-in-one della Apple (a listino, oltre 1000€ per ogni postazione).

Prima che una questione meramente economica (poteva essere acquistato ben altro hardware, molto più flessibile e meno costoso), il problema qui è etico e normativo.

I miei lettori sanno che sul tema etico sono tornato più e più volte, spiegando ad esempio il problema del lock-in delle PA ed i vantaggi, anche sotto il profilo didattico, del software (e hardware) libero: non ho niente contro i prodotti Apple, che sicuramente saranno ottimi sotto il profilo qualitativo ed anche estetico, ma purtroppo si tratta –appunto– di prodotti chiusi, blindati sia nel software che nell’hardware, la cui manutenzione e/o aggiornamento è possibile solamente da parte della Apple Inc. e dai loro rivenditori e tecnici autorizzati. E considerando che gli istituti scolastici sono finanziati con soldi pubblici, siamo davanti ad un problema che investe l’intera società. Questo tipo di prodotti, inoltre, non permette agli studenti di approfondirne il funzionamento se non superficialmente: il software libero (e l’hardware aperto) consente agli studenti di andare a vedere come è stato realizzato e, se vogliono e se ne hanno le capacità, di migliorarlo, contribuendo alla collettività. Sui prodotti commerciali tutto questo non è possibile: che valore didattico possiamo quindi dare a strumenti di questo tipo ?

C’è poi, non meno importante, l’aspetto normativo più e più volte sottolineato anche su questo blog: il CADCodice dell’Amministrazione Digitale– a cui anche gli Istituti statali dovrebbero attenersi per i loro acquisti di materiale informatico (hardware e software).

In particolare, vale la pena citare l’Art. 68 – Analisi comparativa delle soluzioni (in vigore dal 14 settembre 2016):

1.  Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei princìpi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato:

a)  software sviluppato per conto della pubblica amministrazione;
b)  riutilizzo di software o parti di esso sviluppati per conto della pubblica amministrazione;
c)  software libero o a codice sorgente aperto; 
d)  software fruibile in modalità cloud computing;
e)  software di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso;
f)  software combinazione delle precedenti soluzioni.

1-bis.  A tal fine, le pubbliche amministrazioni prima di procedere all’acquisto, secondo le procedure di cui al codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163, effettuano una valutazione comparativa delle diverse soluzioni disponibili sulla base dei seguenti criteri:

a)  costo complessivo del programma o soluzione quale costo di acquisto, di implementazione, di mantenimento e supporto;
b)  livello di utilizzo di formati di dati e di interfacce di tipo aperto nonché di standard in grado di assicurare l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica amministrazione; 
c)  garanzie del fornitore in materia di livelli di sicurezza, conformità alla normativa in materia di protezione dei dati personali, livelli di servizio tenuto conto della tipologia di software acquisito.

Sarebbe interessante sapere se l’Istituto “Salvatore Rampone”, così come tutte le altre PA che acquistano tali prodotti, hanno eseguito la valutazione comparativa delle diverse soluzioni disponibili e per quali motivi hanno, alla fine, optato per l’acquisto di hardware chiuso e software blindato.

Qualcuno potrebbe far notare che la Apple, come la Microsoft, si stanno dando un gran daffare per accreditarsi presso scuole, istituti ed Università, attraverso offerte e programmi educational dedicati proprio agli studenti. E’ chiaro che, per queste aziende, si parla di un business enorme: abituare gli studenti ai loro sistemi, proprietari, è garantirsi comunque una fetta di mercato non trascurabile per il futuro. E molti dirigenti, in questa strategia commerciale che ha ben poco di filantropico, ci cascano come pere cotte….

 

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