Giro in Tuscia

Ieri, complice una bella giornata di sole e la moglie impegnata ad un corso, decido di apprfittarne per fare un bel giro in moto. Era tanto che non mi facevo una bella cavalcata con la mia VFR, così porto Margot dai nonni e mi preparo per la gita. Come per ogni gita Pinassi che si rispetti, decido la direzione e cosa mi piacerebbe vedere: il resto lo lascio al caso ed alla voglia. Così parti, direzione sud, sulla SS2 Cassia, deciso a visitare Civita di Bagnoregio, che avevo visto (neanche troppo nel dettaglio) essere dalle parti del lago di Bolsena. La temperatura è l’ideale: 20°-22°C. Nella giacca di pelle si sta magnificamente ed il 4 cilindri della mia VFR è in piena forma. Che goduria !

Lungo la Cassia passo, tra Torrenieri e San Quirico d’Orcia, da uno degli scorci più fotografati della Toscana: il gruppo cipressi sulla collina. In tanti anni, e tante volte che ci passo, non mi sono mai fermato a fare uno scatto: beh, questa volta decido di fare anche io la mia bella foto !

Dopo molte bellissime curve, ed una quasi totale assenza di traffico, arrivo nella bellissima e lunare Val D’Orcia, con dei panorami surreali sulle colline aride e steppose dei campi di grano falciati ed arati.

Ancora qualche km e lascio la valle. Il paesaggio inizia a cambiare, tra calanchi di grigia creta, pascoli e boschi di quercie. Scorgo, sulla mia sinistra, il torrione della Rocca di Radicofani, circondato dai verdi cipressi, in un severo e spettrale bouquet che riporta indietro nel tempo. Radicofani è un posto bellissimo, ma la mia direzione è un’altra e non voglio perdermi subito.

Arrivo in prossimità di Celle sul Rigo, luogo assolutamente anonimo se non per una triste casualità: si trova sulla Cassia e l’amministrazione comunale ha deciso di renderlo famoso per le contravvezioni da autovelox (attenzione all’auto dei VV.UU. posteggiata sulla banchina stradale, con tanto di C-104 ben visibile).

Poci km dopo entro nel Lazio, con il Parco Naturale di Monte Rufeno e la cittadina di Acquapendente. Decido di entrare nel centro storico per vedere questo paese tutto di tufo (il materiale da costruzione locale) e mi accorgo che è molto interessante e carino. In futuro varrà la pena una sosta più lunga.

Poco dopo Acquapendente, ad un bivio, noto il nome Torre Alfina. Mi incuriosisce così svolto sulla sinistra ed inizio -uffialmente- il mio vagabondare per le campagne altolaziali.

Arrivo poco dopo in questo splendido borgo costruito in pietra grigia vulcanica, dove si tengono diverse manifestazioni tra cui l’infiorata (abbastanza comune in Toscana).

In uscita da Torre Alfina, tornando verso la statale, al bivio due cartelli in direzioni opposte recitano: Castel Viscardo e Castel San Giorgio, ambedue distanti 6Km. Secondo voi qual’è il nome che ha attirato di più la mia curiosità ? Ben, ovviamente Castel Viscardo, così giro l’anteriore verso est e mi avventuro per questa nuova strada.

Sinceramente Castel Viscardo non mi è piaciuto: un classico borgo, neanche particolarmente affascinante, con la villa patronale ed il resto degli abitanti nel crinale sotto di essa. La villa (che poi scopro chiamarsi Castello di Madonna – da Wikipedia)  ha, curiosamente, un fossato lungo il suo perimetro. Gli dedico qualche scatto, più per dovere di cronaca che altro.

Proseguo la mia avventura arrivando all’ennesimo bivio (in realtà era una rotonda) ed un cartello ad attirare la mia attenzione: Monterubiaglio a 3Km. Accanto però, in direzione diversa, spiccava un bell’Orvieto a 12Km. Ok, andiamo a vedere Monterubiaglio e poi approfittiamone per visitare Orvieto: quante volte sono passato dall’A1, tratta Bettolle-Roma, vedendo Orvieto lassù, in coma a quel cocuzzolo di tufo rossastro, e mi son detto: prima o poi devo andare a vedere che c’è !

Monterubiaglio è carino. Nulla di particolare, per carità, un tranquillo e piacevole paesino abbarbicato sulla cima di una collina le cui origini, abbastanza scontate, sono quelle di castrum a difesa del limes sottostante. Qualche scatto è d’obbligo:

La gita è continuata seguendo le indicazioni per Orvieto, dove sono arrivato qualche decina di minuti dopo. Devo dire che è impressionante vedere questoa specie di altopiano di tufo rossastro con una intera città costruita in cima, dotata pure di possenti fortificazioni (come se non fosse stata abbastanza difesa dalla posizione…). Purtroppo però non sono riuscito a trovare parcheggio, neanche per fare una breve passeggiata. Alla fine ho scattato una sola foto, nella piazza centrale di Orvieto. La città è costruita, per lo più, in tufo e pietra ed alcuni palazzi sono veramente bellissimi. Sicuramente vale la pena una visita più approfondita ! Tornerò in futuro…

A questo punto decido di affidarmi al GPS per trovare la strada verco Civita di Bagnoregio. La strada SS71 si inerpica su una collina ad est di Orvieto, dalla quale si può godere di uno splendido scorcio della cittadina. Ho fatto una breve sosta ad una specie di terrazza-bar chiamato “Belvedere” per gustarmi, appunto, il belvedere di Orvieto. Ad un certo punto un bivio sulla sinistra attira la mia attenzione: Tomba Etrusca Hescanas, a 1.6Km. Potevo reprimere la mia morbosa curiosità e non andare a vedere questa tomba ? No, certo che non potevo. Così svolto verso Porrano e mi fermo a visitare questa tomba, immersa in un bosco di lecci e noccioli. Purtroppo, come gran parte delle cose interessanti, era chiusa al pubblico ! O, meglio, per visitarlasi dovevano contattare due numeri telefonici e mi immagino con quanta solerzia e dedizione avrebbe dimostrato il povero addetto in questo sabato pomeriggio di fine estate. Decido così di lasciar perdere qualsiasi proposito di visita e mi accontento di una sbirciatina dall’esterno.

Riprendo il cammino, direzione Bagnoregio, sempre su questa strada. Poce centinaia di metri dopo la sosta alla tomba etrusca ecco un’altro edificio che attira la mia attenzione: una specie di piccola fortezza in tufo rossastro, ove campeggia la scritta Castel Rubello. Subito dopo il paesino di Porretta, dove mi sono -come al solito- infognato con la moto, trovandomi incastrato in un vicolo, tra le mie imprecazioni e gli sguardi stupiti degli -anziani- astanti.

Riesco comunque a venirne fuori, deciso a fermarmi nuovamente solo a Bagnoregio !

Arrivo pochi minuti dopo all’abitato di Bagnoregio, sorto successivamente a Civita per effetto degli abitanti esuli. Anche quà, come per gran parte della Tuscia, il tufo è preponderante rispetto agli altri materiali da costruzione. La cittadina gode di un buon afflusso turistico e lo si vede chiaramente dai negozi di souvenir e la quantità di cartelli ed indicazioni sul Paese che muore. Anche la fede religiosa ha importanti spazi: bandiere giallo-bianche ovunque, manifesti di Benedetto XVI in visita ad Orvieto il 6  settembre (…che culo, eh !) ed una notevole quantità di chiese e cappelle.

Non sono tipo da lasciarsi distrarre da simili amenità e punto dritto all’obiettivo: Civita di Bagnoregio, scoperta durante una lezione di Archeologia I, e da allora pallino fisso e meta desiderata.

Devo dire che ne vale la pena.

Questo paesino è aggrappato a questa fortezza naturale di roccia tufacea, sua nemesi, come una pietra incastonata ad un anello. Già sin dalla prima occhiata, l’impressione del camminamento per raggiungere la porta di ingresso rende l’idea delle difficoltà e peripezie subite da Civita nel corso dei secoli. Da lassù una magnifica vista sui calanchi tufacei sottostanti, con sfumature multicolori dal verde dei boschi di castagno, al bianco della creta al giallo-ocra-arancio del tufo. L’abitato, immobile da secoli, conserva un fascino deturpato solo in parte dalle attività di souvenir che -immancabilmente- ne hanno appriofittato. In questo borgo, paese natale di San Bonaventura, vivono solo 7 abitanti.

La gita finisce quì, si torna a casa. Direzione Montefiascone, poi Bolsena e di nuovo sulla SS2 Cassia. Totale 310Km in 6.30h.

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