Stagione 2, Ep. 9 – Vaccinato!

“Io ho creato il vaccino che ha eliminato la poliomielite come minaccia principale
per la salute umana. Il resto è confusione di voi giornalisti.”
Albert Bruce Sabin

Appuntamento alle 09:47 al Palasport Mensana, dove è stato allestito uno dei centri vaccinali di Siena. Rientro nella categoria del personale scolastico e ho approfittato dell’opportunità per vaccinarmi con il discusso “Astra-Zeneca, che proprio in questi giorni è stato al centro delle cronache per alcuni lotti sospesi a titolo precauzionale.

Arrivo, come indicato nel foglio, circa 15 minuti prima. Le insopportabili primule rosa campeggiano sui cartelli attaccati un po’ ovunque, fuori dalla struttura in condizioni piuttosto fatiscenti (era da tanto che non andavo al “palazzetto” e devo dire che sono rimasto piuttosto deluso dalle condizioni di degrado in cui si trova). Qui, una quindicina di persone in attesa. Chiedo come funziona, poiché non c’era proprio una fila quanto più un “assembramento” di persone in attesa. “Deve attendere che esca il tipo e fa entrare in ordine di orario!” mi risponde una signora, proprio un istante prima che esca un tipo in camice bianco di carta: “09:46? C’è nessuno alle 09:46?!?“. “Beh” -dico io- “devo essere il prossimo, allora!“. “Che orario ha?“. “Le 09:47!“. “Bene, venga!” e mi fa entrare nel padiglione, dove è allestito il punto vaccinale. Chiede conferma delle mie generalità, spunta la prenotazione dall’elenco e poi mi misura la febbre. “Ha stampato la dichiarazione?” mi chiede. “Si, eccola, ma devo compilarla!” porgendo il pacco di 15 fogli stampati di fresco. “Nessun problema, può appoggiarsi da qualche parte per riempire i dati anagrafici. Poi farà l’anamnesi con il medico più tardi.

Mi appoggio su un grande cubo verde, tra la roba del palazzetto ammucchiata in un angolo. Compilo i campi richiesti e poi mi fa accomodare nell’area di attesa: 3 file di 6 sedie, adeguatamente distanziate, dove una signora “dirige” con piglio deciso i colloqui con i medici. In pratica, ci si siede prima nell’ultima fila. Man mano che quelli davanti vanno al colloquio e successiva vaccinazione, si scorre in avanti. Mi guardo intorno: quasi tutte persone di mezza età, forse qualcosa in più. Pochissimi giovani. Del resto, le categorie che possono fare il vaccino forse hanno pochi giovani al loro interno. Incalzati dalla signora, si scorre di fila fino a “conquistare” la fatidica prima fila, da cui poi si procede dal medico per il colloquio preliminare, disponibile anche a chiarire eventuali dubbi o perplessità. Il giovane medico a cui son toccato in sorte è stato gentilissimo e, dopo avermi chiesto le risposte alle domande di rito indicate nel foglio e ricordato gli eventuali effetti collaterali, mi tranquillizza sia in merito alle percentuali di efficacia (“il 59% si riferisce a un dato vecchio, l’efficacia reale è maggiore!”) che agli altri dubbi che mi erano sorti negli ultimi giorni.

Passo così alla vaccinazione, dove una giovanissima ragazza (infermiera?) mi accoglie e, una volta scoperta la spalla sinistra, esegue una perfetta iniezione totalmente indolore.

Si passa poi alla “stanza di attesa”, nel retro, dove attendere i fatidici 15 minuti precauzionali dopo la somministrazione del vaccino. Qui si viene fatti accomodare su una fila di sedie, mentre delle ragazze sedute a postazioni PC stampano un estratto del libretto vaccinale, consegnato poi da un addetto. “Pinassi? Pinassi?!?” sento gridate. “Si, eccomi...”. “Ecco, a lei!” e mi consegna il foglio con il riepilogo delle vaccinazioni. “Prenda lei il tempo, eh. Passati i 15 minuti, vada pure!“, per passare al prossimo paziente.

Me ne esco, quindi, alle 10:30 circa. Fuori dalla struttura, la fila di persone in attesa è cresciuta sensibilmente: normale, visto che il colloquio preliminare con il medico richiede generalmente più di qualche minuto.

Tutto il personale medico e di supporto è stato gentilissimo e molto disponibile. L’organizzazione generale mi è sembrata buona ma comunque migliorabile, soprattutto nella gestione dell’accoglienza (un paio di tavoli in più non avrebbero guastato). Peccato per le condizioni non proprio ottimali del Palazzetto Giannelli, che inizia a soffrire sia dell’età che della evidente poca cura anche negli ambienti esterni.

A distanza di qualche ora, appena un lievissimo indolenzimento alla spalla sinistra. Vedremo nelle prossime ore cosa succederà, già consapevole che nella serata o al più l’indomani potrei avere un po’ di febbre e qualche altro piccolo malessere. “Prenda pure una tachipirina, nel caso“, mi ha consigliato il medico durante il colloquio preliminare.

Durante la serata, intorno alle 23:00, un repentino aumento della temperatura corporea ha preannunciato una nottata insonne. L’indomani, stanchezza, febbre e dolori muscolari e articolari. Tutte reazioni comuni, a cui ero preparato e che il paracetamolo (“tachipirina“) ha mitigato. Dopo due giorni, in forma come prima.

Alla fine, tutto è filato liscio. E si, è stata la scelta giusta quella di vaccinarmi. Prima di tutto per proteggere i miei cari, figlio compreso, ma anche per contribuire a quell’immunità diffusa che sembra essere ormai l’unica strada per uscire da questa terribile situazione, la pandemia di CoVID.

Credo che sia assolutamente normale, soprattutto per chi non è esperto (devo dire che da quando c’è Facebook, son spuntati un sacco di tuttologi: beati loro!), avere dubbi. Le informazioni che ci arrivano, in enorme quantità e di ogni tipo, spesso sono contrastanti, inesatte, parziali e travisate (magari per vendere qualche copia in più…). Per questo dobbiamo scegliere in cosa e chi avere fiducia, come avviene in quasi ogni situazione della nostra vita.

Io ho scelto di avere fiducia nella scienza e nei medici.

Forse mi attirerò delle critiche ma penso che se potete farlo, vaccinatevi. Anche per rispetto di chi non può ma vorrebbe.

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1 comment
  1. Bravo Michele!
    Il tuo racconto è stato molto esaustivo e dettagliato, si deve credere nella scienza e nei medici.
    Sempre.
    Un abbraccio,
    Anto

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