44° giorno – Severità

“La severità delle leggi impedisce la loro messa in atto.”
Charles de Montesquieu

Secondo alcuni, abbiamo uno dei lockdown più severi d’Europa. Alcune regioni italiane hanno anche attuato ulteriori restrizioni alle già pesanti imposte dal Governo centrale attraverso gli ormai famosi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM).

Io non penso che siamo così brutti e cattivi. Sono sicuramente le solite malelingue invidiose dei nostri successi a mettere in giro queste voci, per screditarci. Alla fine, dai, a pensarci bene non è neanche così severo! Posso ancora portare il cane a pisciare intorno al condominio, mentre il mi’ figliolo può solo guardare fuori dalla finestra di casa. Vi pare poco?

Inoltre -oh!- ma quale severità? Vi ricordate i video del Sindaco di Messina, Cateno De Luca, che minacciava ogni sorta di ritorsione verso chi si azzardava a mettere il naso fuori casa? Ecco, proprio a Messina né i droni né l’instancabile Sindaco sembrano essere stati in grado di impedire l’assembramento di qualche decina di persone per i funerali del fratello del boss Fava. Sempre in tema di funerali, che sarebbero sospesi per Decreto, a Saviano (Napoli) un corteo e relativa folla a dare l’ultimo saluto al sindaco-medico Carmine Sommese. Vedete? Dicono sempre che il sud è arretrato quando, in verità, si è semplicemente avvantaggiato sui tempi! La CEI ha già chiesto ufficialmente di riaprire le Chiese e c’è da scommetterci che anche questa volta non riusciranno a dirgli di no…

Come sempre, poi, ci sono i soliti polemici che vedono complotti e abusi ovunque. Non leggetelo l’editoriale “Non lasciamoci addomesticare dall’abuso del virus” di Ginevra Bompiani, perché potrebbe farvi venire qualche dubbio. E i dubbi, si sa, in questo periodo non sono ben visti.

Ma poi, che palle! Ai nostri nonni chiesero di andare in guerra, a noi di stare giusto qualche mese comodamente spaparanzati sul divano a guardare Netflix! Volete mettere? Niente stress della prova costume, niente angoscia su dove andare in vacanza, nessun problema di prenotazione dell’albergo e della spiaggia. Possiamo gustarci tutte le più belle serie TV, in attesa della conferenza stampa giornaliera dove continuare ad alimentare la nostra sana convinzione di dover restare chiusi in casa ascoltando una serie infinita di numeri sparati a raffica. E se vogliamo davvero esser fichi, possiamo twittare subito il nostro selfie con la maschierina e l’hashtag #iorestoincasa.

Gnamo, che s’aspetta tutti di mettere l’app #immuni?

Questa app dovrebbe servire a monitorare i nostri contatti e avvertirci se siamo entrati in contatto con un soggetto positivo. Ne ho parlato già ieri ma riprendo il discorso, soffermandomi su alcuni aspetti: la tempistica e la concreta efficacia.

Sulla tempistica sono già arrivate molte opinioni sul fatto che sia troppo tardi. Alcune regioni hanno già predisposto le loro app, anche se diverse sotto il profilo tecnico e funzionale, e questa mancata sinergia rischia di vanificarne le possibilità di successo. Che, come ricorda il Garante della Privacy, dipendono sostanzialmente dalla diffusione e dall’ampio uso della stessa: almeno il 60% dei cittadini, secondo Soro.

Essendo basata essenzialmente sulla prossimità (BLE -Bluetooth Low Energy protocol– efficace solo entro pochi metri dal dispositivo), l’uso e la diffusione dipenderanno da svariati fattori:

  • la diffusione nella popolazione di smartphone compatibili con l’app stessa (secondo l’ISTAT, in Italia solo il 76,1% delle famiglie dispone di un accesso a Internet);
  • la volontà/capacità di installarla, sempre se compatibile con il proprio smartphone (es. versione Android/iOS troppo vecchie, spazio non sufficiente, incapacità…);
  • la volontà/capacità di usarla, poiché non tutti hanno sempre con sé lo smartphone quando escono di casa (es. per fare la spesa, andare al lavoro…);

Onestamente, dubito fortemente che raggiungerà in tempo utile la quota di utilizzo minima utile, almeno il 60% della popolazione italiana: circa 36.000.000 di abitanti. L’Italia non è una nazione digitalmente evoluta, nel bene e nel male. Una fetta non marginale della popolazione non ha le competenze minime necessarie a utilizzare uno strumento come lo smartphone, tanto meno per installarvi e usare una app di questo tipo. Senza considerare i rischi connessi, tra cui la molto probabile nascita di campagne di pishing (“clicca qui per scaricare l’app #immuni” et simila) e app fake malevole. Per finire, non è da escludere che l’uso del protocollo BLE, e la conseguente attivazione del Bluetooth sui propri smartphone, possa esporre migliaia di dispositivi obsoleti ad attacchi come il KNOB attack (CVE-2019-9506).

Insomma, io non so voi ma c’ho una gran voglia d’installarla! Ce la farà ad arrivare prima della fine della pandemia?

Prima di finire, vi annuncio succose novità sul tema #INPSdown. Ne parlerò meglio nei prossimi giorni. Vi anticipo comunque che la ministra Catalfo, in seduta pubblica al Senato, ha riepilogato gli eventi con un intervento estremamente tecnico. Merita vederlo: è disponibile qui dal minuto 2:34:44 (la trascrizione completa è qui).

Al fine di mitigare l’impatto sulla disponibilità dei servizi che si sarebbe determinato il giorno seguente con l’apertura delle domande di indennità da 600 euro, nella serata del 31 marzo sono stati implementati sistemi, ma il servizio -purtroppo -ha presentato da subito criticità proprio nel caching, che è la funzionalità essenziale su cui si faceva affidamento. Per tale motivo, l’Istituto, con l’approssimarsi dell’apertura della presentazione delle domande di indennità di 600 euro, alla mezzanotte del 1° aprile, ha ritenuto opportuno operare un rollback della situazione, ripristinando l’accesso diretto al proprio sito.

Senato della Repubblica, XVIII LEGISLATURA, 207ª Seduta ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 16 Aprile 2020

L’eroe del giorno è questa famiglia di Grosseto, multata mentre stava portando la loro figlia di 8 anni a un controllo post-trapianto al Santa Chiara di Pisa. Fermati sull’Aurelia, a nulla sono valse le spiegazioni: implacabili, i poliziotti hanno emesso la sanzione da 533€. Fortunatamente, poco dopo la Polstrada ha comunicato l’annullamento della sanzione e le scuse alla famiglia. “C’è stato solo un errore di valutazione degli agenti che ci hanno fermato sono uomini e donne, come tutti possono sbagliare”. Fa piacere leggere le scuse con umiltà. Davvero.

La foto di copertina è un bruco Antheraea pernyi, scattata con un obiettivo “macro” 100mm a distanza ravvicinata.

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